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Screenshot_2025-04-22_alle_04.51.03.pngVi propongo un gioco.
No, non è un gioco divertente, perché non si vince niente, anzi: si perde sempre.
E’ una specie di lotto al contrario, di tombola maligna… perché in quelli se fai terno vinci… magari non tanto, ma vinci.
Nel gioco che vi propongo, invece, non si vince niente.
Perché se fai “Terna” perdi.
All’inizio, perdi una parte del tuo orizzonte.
Poi, perdi la tranquillità.
Perdi la serenità.
Perdi la fiducia nelle istituzioni.
Perdi il rispetto della politica.
Si gioca così: dovete comprare una casa in un quartiere tranquillo, in un piccolo condominio costruito alla fine di una stradina troppo stretta per due auto, che finisce proprio nel vostro condominio. E tutt’intorno la prepotenza di una natura fatta di prati, ulivi, pendii che scivolano verso il fiume, e oltre il fiume le verdi colline che disegnano l’orizzonte della nostra città. 
Ecco, il gioco comincia quando, in uno di quei prati, quello più vicino al vostro palazzo, così vicino che il giardino del primo piano è a meno di dieci passi, arriva una ruspa.
Che scava.
E scava.
E scava ancora.
Fino a fare un enorme buco quadrato, anzi: due.
È l’inizio del gioco, ma vinci, anzi: perdi, solo quando scopri che quei due buchi sono le basi delle fondamenta di due tralicci enormi. 
Due tralicci dell’alta tensione, che reggono i cavi elettrici che scendono dalle verdi colline oltre il fiume e vanno a finire nella nuova centrale elettrica della Cona.
Già, la “nuova” centrale.
Da teramano, faccio fatica a non incazzarmi, quando penso a tutti i progetti spacciati per risolutivi, che la politica cittadina (di ogni colore) ha presentato ai residenti, fino ad arrivare alla paradossale soluzione finale.
Ricordo quando si parlò di spostare la centrale di qualche chilometro fuori Teramo, poi di altri chilometri ma da un’altra parte. E poi da un’altra parte ancora, ma un po’ più vicina.
Alla fine, ha solo attraversato la strada. 

Anni di attese, di parole, di progetti, per una soluzione che non risolve, per una delocalizzazione che non delocalizza, con buona pace dell’illusoria “partecipazione democratica” alle scelte “per la comunità”, incarnata da un comitato di quartiere che a lungo ha protestato, salvo poi accettare lo stato di fatto nel momento in cui ci sarebbe stato da protestare davvero.

Magari anche incatenandosi alle basi di quei tralicci assurdi, cresciuti a meno di dieci passi dalle sei famiglie di un condominio.

Sì, lo so: hanno detto che saranno temporanei…. ma temporanei quanto?

I residenti l’hanno chiesto… senza avere risposte.

Eppure, un progetto ci deve essere, no?

Un cronoprogramma ci deve essere, no?

Un qualche pezzo di carta che spieghi il come e il quando di questa “delocalizzazione”, compreso l’arrivo di quei tralicci enormi, ci deve essere, no?

E immagino che ci debba essere una qualche autorizzazione, rilasciata dal Comune, così come immagino che qualcuno, tipo l’Arta tanto per fare un nome, debba andare a verificare il carico di inquinamento elettromagnetico di quei tralicci, visto che sono così vicini.

Lavoro di immaginazione perché, così come raccontano i residenti, di atti veri, concreti, loro ne hanno visti pochissimi.
Soprattutto, hanno visto pochissimo i politici locali, a cominciare dall’ex assessore ai Lavori Pubblici, che pur non avendo realizzato alcun lavoro pubblico degno di nota, è stato “premiato dagli elettori” con l’elezione in Regione, quel Giovanni "Johnny" Cavallari che, anche e soprattutto adesso, nel suo ruolo all’Emiciclo, potrebbe e dovrebbe farsi portavoce delle esigenze dei suoi elettori. 

Cavallari, non pervenuto, così come tutto il resto della gianguideria regnante, che sembra avere una qualche difficoltà nell’imboccare via Berardo Polidori.

Per questo, a luglio, i residenti erano anche andati in Consiglio, a far sentire la loro voce, perché stava nascendo un traliccio… e non sapevano ancora che sarebbero stati due.
Niente, gianguideria non pervenuta.

Neanche lo stesso Sindaco Gianguido D’Alberto, che pure ai residenti aveva promesso un suo interessamento, è mai stato avvistato da queste parti, anche solo magari per la curiosità di vedere che effetto fa ritrovarsi con due tralicci sotto casa. 

Mi aspetto che adesso, come fa sempre, il solerte ufficio stampa di Terna mi faccia avere una nota ufficiale, piena di riferimenti legali, di “prot.”, “aut.”, “rif.”, “dlg.”, “norm.” eccetera eccetera, per dimostrare che tutto è in regola, che loro le autorizzazioni le hanno, che lavorano per il benessere dell’umanità e che loro “pensano al futuro dell’energia”, come dice la pubblicità.

E magari, chissà, mi diranno anche se e quando quei tralicci saranno eliminati.

Bene, sarò felice di pubblicare le loro risposte.

Ma il problema, non è questo.

Il problema, è la totale mancanza di rispetto nei confronti di quei cittadini, che si sono ritrovati con due tralicci a spezzare l’orizzonte, senza che nessuno avesse la cortesia di avvisarli.

Senza che nessuno sentisse il dovere di suonare ai loro citofoni, per spiegare quello che sarebbe successo, il come e il quando. 

La civiltà si regge sul rispetto, non sulla carta bollata. 

Sembra che l’unica risposta avuta, da un qualche funzionario comunale, sia stata «…va bene, vi ritrovate con due tralicci in giardino e una nuova centrale di fronte a casa… ma vi fanno la nuova piazza…».

Che culo!

Praticamente, un terno al Lotto.

Anzi: una… terna.

ADAMO