Grazie, Pina.
Provo un certo orgoglio, da cittadino teramano, nel sapermi amministrato dall’assessora Pina Ciammariconi, una donna che, sebbene oberata da migliaia di impegni, letteralmente assediata dai faldoni delle numerosissime pratiche che gestisce garantendo la rinomata efficienza della macchina comunale, è riuscita ieri a strappare ore preziose al suo impegno pubblico, per portare una testimonianza di solidarietà alle genti di una terra che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia.
Come dite: la Ciammariconi è andata a Kiev?
No, di più.
Come dite: la Ciammariconi è andata a Gaza?
No, di più.
E’ andata ad Ascoli.
Alla guida di un temerario drappello di pentastellati, la pasionaria assessora ieri ha doppiato Piazza Garibaldi, affrontando con coraggio gli schizzi d’acqua dell’Ipogeo, poi ha risalito con determinazione viale Bovio, spoggettato all’altezza del Des Artistes resistendo alla tentazione di un caffè maritozzato, poi come in rafting urbano è scesa verso il rotondone di Scapriano nel quale, correndo indicibili pericoli ma col supporto di google maps, ha preso la seconda uscita, affrontando l’impegnativa risalita verso Piano della Lenta dove, resistendo alla tentazione di un cappucciotto, ha spoggettato all’altezza del nuovo campo sportivo, avventurandosi per le strade dei contadi che, un tempo erano infestati dai briganti.
Col coraggio che abbiamo imparato a riconoscerle, da quando è tra i più autorevoli membri della gianguideria regnante, la fiera assessora ha guidato le sue genti tra i tornanti della vecchia statale, attraversando territori considerati tra i più pericolosi del Mondo, quali la “traversa” del bivio di Campli, dove si annida un covo di pericolissimi porchettai, poi Campovalano dove sembra che qualcuno del drappello pentastellato volesse fermararsi a portare un fiore ai «…poveri extracomunitari sepolti nella negropoli» ma non c’era tempo, quindi Rocche di Civitella, Villa Passo fino alla necessaria sosta al check point Lempa.
Da lì in poi, a passo d’uomo, la delegazione grillina, sulle jeep bianche con la scritta UN sullo sportello, ha oltrepassato le terre ebbre di Villa Pigna, resistito al plutocratico richiamo del centro commerciale Lu battente e poi, grazie ad una felicissima intuizione della stessa assessora, imboccando una segretissima e ripidissima scorciatoia, ha raggiunto la terra della città delle Cento torri.
A passo felpato, camminando tra i portici antichi e le pietre levigate della splendida Piazza del Popolo, mimetizzata con una maglia rossa che, col cocacolafont, riportava la scritta “bella ciao” (che mai conobbe esposizione più giusta), la nostra assessora ha finalmente raggiunto la sua méta, piazza Arringo e un forno.
Anzi: “il” forno.
Per la precisione: il panificio “l’Assalto ai forni”, salito alla ribalta nazionale, perché la sua titolare Lorenza Roiati ha subito una doppia identificazione da parte delle forze dell’ordine il 25 aprile, per aver esposto uno striscione con la scritta «25 Aprile, buono come il pane, bello come l’antifascismo». Striscione del tutto condivisibile, ma esposto e, come in tutte le cose esposte, può capitare che qualcuno voglia verificarne le autorizzazioni, visto che in questo Paese ipernormato è vietato affiggere senza autorizzazioni e relativi pagamenti.
La storia, però, è finita sui social, e quella doppia identificazione - che ovviamentenon ha prodotto alcun effetto, tantomeno la rimozione dello striscione - è diventata virale e, come accade troppo spesso in queste lande orfane di gente capace di pensieri propri, è diventato un “simbolo”.
Ed è cominciata la celebrazione pubblica dell’eroismo della fornaia.
Una celebrazione alla quale la nostra assessora non ha voluto sottrarsi e ha deciso di oltrepassare le frontiere della Marca Ascolana per portare una targa alla Roiati.
E adesso, la motivazione: «Donandole una targa, gli esponenti del Movimento hanno quindi voluto ringraziare la titolare per aver avuto il coraggio di apporre un lenzuolo che ricordasse la Resistenza e l’antifascismo e per aver saputo gestire con assoluta calma il surreale e reiterato rituale della richiesta di generalità. Solidarietà è stata espressa anche in relazione ai vergognosi striscioni contro “l’Assalto ai forni” apparsi nelle vicinanze dell’esercizio commerciale e per i quali, tanto per cambiare, non sono stati trovati i colpevoli».
Poteva forse mancare una pennellata di populismo? Certo che no, tanto non fa mai male, e poi la chicca finale: «Nella targa si menziona la medaglia al valore civile della provincia teramana, per suggellare un ideale “gemellaggio resistente” tra i due capoluoghi. Lo slogan “25 aprile, buono come il pane, bello come la Resistenza” campeggiano nella targa come nella Sede Romana del Movimento e certificano che, anche grazie ai gesti come quello di Lorenza, la Resistenza è più viva e forte che mai».
La Resistenza è viva, ma è la grammatica che agonizza quando “lo slogan… campeggiano e certificano”, però ci sta... quando si sta sulle barricate come la nostra Assessora Ciammariconi, non si può mica stare a guardare alla grammatica.
E poi, si sa: “…di libri ne basta uno per volta, quando non è d’avanzo”, scriveva Alessadro Manzoni nei Promessi sposi.
L’assalto ai forni, viene da lì.
Una domanda, per finire: assessora, la Sede romana nella quale “lo slogan campeggiano”, è la stessa nella quale avevate deciso la regola di restituire una parte dei vostri stipendi?
Vale ancora?
Si sa, la “gente cambiano”.
ADAMO