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PONTEPALADINIOggi faccio ponte. Non l’ho mai fatto, da quando lavoro, ma oggi ho deciso di farlo. E siccome è la prima volta, a differenza degli altri 14 milioni di italiani partiti per farsi questo weekend lungo, il mio ponte non si misura in giorni ma in metri: 58 di lunghezza e 10 e mezzo di larghezza, che scavalcano il Vomano a Paladini al Crognaleto.
È proprio lì che, questa mattina, dalle 10 alle 13, si terrà lo manifestazione di protesta contro la chiusura di quel ponte, organizzata dal padrone di casa, il Sindaco Orlando Persia contro l’Anas che, come forse non sapete, è un acronimo che va spiegato. ANAS sta per: Accettate  Non parlate Abbozzate. Subite. 
Che poi è solo un modo per vestire di burocratese la prima strofa di un’indimenticabile poesia del Belli, questa:
“C’era una vorta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:
“Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo…”.
No, non esagero, la chiusura del ponte di Paladini per 60 giorni, è sì un importante lavoro di consolidamento di un ponte strategico, ma anche un atto di arroganza burocratica. Quei lavori, infatti, si sarebbero potuti fare in un altro modo, chiudendo metà ponte alla volta, una corsia prima e una dopo, senza mai chiuderlo al traffico. 
Come dite? Che ne so io, che non sono ingegnere?
È vero, non so nulla di ponti, non ne neanche mai fatto uno metaforico, figuriamoci quelli veri, ma so leggere, e l’idea di chiudere una corsia alla volta l’ho letta sul progetto dell’Anas che, addirittura calcola tempi diversi per le due direttrici: 41 giorni per la corsia verso L’Aquila, 63 per quella verso Teramo.
“Già, ma così fa 104 giorni”, avranno pensato i più arguti tra i miei lettori, e 104 è quasi il doppio dei 60 dell’annunciata chiusura che comincia domani.
É vero, ma 104 a ponte percorribile sono un disagio, mentre 60 a ponte chiuso sono una tragedia epocale, sono una ghigliottina economica che si abbatte su un territorio che certo non vive momenti di ricchezza, e che da un bimestre di isolamento uscirà con le ossa rotte. 
Quello non è solo un ponte, è un datore di lavoro, è un’agenzia turistica, è una guida di montagna, è un cercatore di funghi e di tartufi, è un raccoglitore di castagne, è un sentiero di montagna, è un cavallo nel bosco, è un piatto di cinghiale… è lo stargate del nostro universo montano.
Chiuderlo, anche solo per due mesi, è come imporre un lockdown.
E l’Anas lo sa, visto che nella relazione generale del progetto scrive: “La strada statale 80 è un’importante arteria interamente compresa nel territorio dell'Abruzzo. Fino alla realizzazione del traforo del Gran Sasso a servizio dell'autostrada A24, essa ha rappresentato il collegamento principale tra L'Aquila, Teramo e la costa adriatica. Il suo tratto centrale, probabilmente il più tortuoso e caratteristico, che va dalle rovine di Amiternum sino a Montorio al Vomano prende il nome di Strada maestra del Parco ed è connessa ai principali itinerari turistici del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga tra cui l'Ippovia del Gran Sasso…”. 
La chiusura del ponte significa provocare, per due mesi (salvo complicazioni), conseguenze devastanti, lo dice il Sindaco Persia: “La decisione assunta da ANAS è di una gravità inaudita. Nessuna alternativa proposta per tempo dal Comune di Crognaleto è stata ascoltata, né tantomeno accolta da ANAS. Indifferenza totale ha mostrato la Società per i danni che la chiusura del Ponte cagionerà alle attività economiche, per il leso diritto dei cittadini di scegliere dove far nascere i propri figli o farsi curare, considerate che le alternative di viabilità proposta dall’Anas sono inaccettabili, per la mancata tutela del diritto allo studio, per la limitazione al godimento di meravigliosi paesaggi imposta ai turisti, per la mancata tutela del diritto alla libertà sancita dalla nostra Carta costituzionale”.
Non sta esagerando, è giustamente incazzato, come è giusto che sia chi è stato costretto a scoprire l’avvio dei lavori per caso, senza alcuna comunicazione ufficiale.
“C’era una vorta un Re cche ddar palazzo…”
Appunto.
Lavori talmente urgenti, che sono stati progettati …sei anni fa, nel 2019, ma cominciano domani senza aver trovato, pardon: senza aver voluto trovare alternative. 
E senza aver voluto neanche prendere in considerazione la proposta del Comune di Crognaleto; “… la realizzazione di un passaggio alternativo provvisorio, realizzando un ponte “militare” posto in appoggio su due spallette in cemento armato…”, ventisei giorni di lavori e meno di trecentomila euro di costi. 
Si trattava solo di rimandare di un mese la chiusura del Ponte.
Un mese… dopo aei anni, di certo non avrebbe devastato i cronoprogrammi Anas.
Niente da fare, il ponte chiude domani. 
E se così è, Sindaco Persia non si limiti alla protesta di oggi, al sit in civile e pacifico di questa mattina, ma colga l’occasione per dare uno smacco all’Anas e una nuova dimostrazione di quella resilienza che anima da sempre le nostre genti: faccia di quella strada un palcoscenico. Due mesi di chiusura? Due mesi di eventi: trasformi parte del tratto chiuso in parcheggi e nell’altro stand per un mercato permanente delle tipicità, e poi magari un palco per spettacoli, con musica tutti i giorni, e poi laboratori didattici sulla natura della nostra montagna. Quella strada chiusa può diventare un’occasione, un’inedita vetrina: una risposta festosa a chi, ancora una volta, cerca di condannarci all’isolamento.
Per dire a chi ci impone il suo “io so’ io” che sì, tu sei tu, ma “noi siamo un popolo e questa è la nostra terra”.
Intanto, io oggi vengo a fare ponte.
ADAMO