Il 18 ottobre 1933 venne insediata, dal Podestà di Teramo, on. Vincenzo Savini, allo scopo di preparare gli elementi indispensabili alla compilazione di un progetto per il piano regolatore, una commissione delle quale facevano parte i consultori municipali Aldo Guido Villani, Vice Podestà; Gennaro Flajani, Preside della Provincia; l’ avv. Francesco Rodomonte e il Geom. Berardo Di Curzio, i rappresentanti della Federazione fascista ing. Leonardo Pannella (padre di Marco Pannella) e il dott. Muzio Muzii, i rappresentanti della Delegazione Provincial Fascista della proprietà edilizia avv. Francesco Franchi e il cav. Lorenzo Cicognani, i rappresentanti del comitato Provinciale Sindacati Fascisti professionisti ed artisti ing. Alfonso De Albentiis e geom. Tommaso Marozzi, i rappresentanti della Commissione edile il prof. Prof. Luigi Savorini, il dott. Iacopo Nardi e il prof. Vittorino Scarselli, l’avv. Luigi Paris, già Sindaco di Teramo; il dott. Mario Cerulli, già consigliere comunale; l'Ufficiale Sanitario, l’Ingegnere Capo dell'Ufficio tecnico ed il Segretario del Comune.
All'insediamento, il Podestà on. Vincenzo Savini spiegò, come ricordava Luigi Savorini in un articolo pubblicato su "Teramo. Bollettino mensile del Comune di Teramo" (anno III (1934), n. 3-4, marzo-aprile), poi confluito nella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) i compiti della commissione stessa: tenere presente per il proprio lavoro le possibilità economiche e finanziarie del Comune, il naturale e razionale sviluppo dell'abitato, le necessità igieniche, la opportunità di nuovi edifici pubblici, di sedi più decorose per Enti, Associazioni e simili, la importanza turistica della Città e della Regione, la valorizzazione artistica dei monumenti, le necessità panoramiche e paesaggistiche, la conformazione oro-idrografica della zona (caratterizzata da ampie vallate e da scarsezza di vasti piani), le condizioni climatiche (direzione dei venti, grado di umidità, ecc.), l’opportunità di mantenere inalterate, per quanto possibile, le caratteristiche della vecchia Città.
L’on Savini fissava i seguenti obiettivi:
1.) eliminare costruzioni antigieniche, allargando vie, costruendo piazze e zone di verde, con fontane ornamentali;
2.) studiare il sistema delle comunicazioni interne, in rapporto a quello esterno, in maniera da decentrare il traffico, avvalendosi, in particolare, delle strade periferiche e di circonvallazione, da migliorarsi ed ampliarsi;
3.) collegare la stazione ferroviaria con la Città mediante separata arteria stradale, includendovi un nuovo ponte sul Vezzola ;
4.) isolare monumenti pregevoli (Duomo, Anfiteatro Romano, ecc.) e restaurare edifici minori, romani e medioevali;
5.) studiare la opportunità di trasferire la Residenza Civica, oppure la parziale demolizione e ricostruzione della attuale vecchia sede, da armonizzarsi con la parte monumentale e con gli antichi edifici circostanti;
6.) studiare la migliore ubicazione per: la Casa del Fascio, le scuole elementari, le scuole industriali, la biblioteca, il polisportivo, le caserme, il campo di Marte, il campo di aviazione, il politeama, gli alberghi, il mercato coperto, i magazzeni di deposito, le cantine sociali, i silos, ecc. ;
7.) coordinare lo studio del piano regolatore con eventuale prolungamento della ferrovia e nuova ubicazione della stazione;
8.) ripartire la Città in zone fabbricabili, attribuendo, a ciascuna, un diverso tipo edilizio;
9.) sistemare e valorizzare la parte collinosa;
10.) formare un piano provinciale e regionale, che sappia dare ossatura organica ed economica alla Provincia - con centro Teramo -, collegando e facendo confluire paesi sparsi e centri lontani.A distanza di 92 anni, noi teramani di oggi possiamo valutare se questi dieci obiettivi siano stati raggiunti nel corso del tempo e se si siano realizzate via via nel corso del tempo le dieci scelte urbanistiche fissate nel 1933. Tutti i teramani di oggi sono chiamati a rispondere semplicemente con un sì o con un no.
Sono state eliminate tutte le costruzioni antigieniche, sono state allargate le vie, costruite piazze e zone di verde, con fontane ornamentali?
È stato realizzato un sistema delle comunicazioni interne, in rapporto a quello esterno, in maniera da decentrare il traffico e avvalendosi, in particolare, delle strade periferiche e di circonvallazione, da migliorarsi ed ampliarsi?
È stata collegata la stazione ferroviaria con la città mediante una separata arteria stradale, includendovi un nuovo ponte sul Vezzola?
Sono stati isolati monumenti pregevoli, il Duomo, l’Anfiteatro Romano (così veniva chiamato quello che poi si scoprì essere non un anfiteatro, ma un teatro), sono stati restaurati gli edifici minori, romani e medioevali?
È stata trasferita la Residenza Civica? È stata parzialmente demolita la vecchia sede ed è stata ricostruita armonizzandola con la parte monumentale e con gli antichi edifici circostanti?
È evidente che non sia stata data una migliore ubicazione alla Casa del Fascio (che è stata abolita alla caduta del fascismo), ma sono state meglio ubicate le scuole elementari, le scuole industriali, la biblioteca, il polisportivo, le caserme, il campo di Marte (è ovvio che anche questo è stato abolito), il campo di aviazione, il politeama, gli alberghi, il mercato coperto, i magazzeni di deposito, le cantine sociali, i silos?
È stata prolungata la ferrovia? No, anzi la si sta arretrando e si sta dando una nuova ubicazione alla stazione, ma arretrandola, non avanzandola fin dentro la città.
È stata ripartita la Città in zone fabbricabili, attribuendo, a ciascuna, un diverso tipo edilizio?
È stata sistemata e valorizzata la parte collinosa? Questo sì, ma sfruttando in modo intensivo e speculativo tutte le coste di Sant’Agostino e Villa Mosca.
È stata formato un piano provinciale e regionale, che sappia dare ossatura organica ed economica alla Provincia - con centro Teramo -, collegando e facendo confluire paesi sparsi e centri lontani? Questo certamente no, anzi sta venendo meno la centralità di Teramo come comune capoluogo di provincia.
Il raffronto tra quei dieci obiettivi strategici fissati nel 1933 e la realtà di oggi è agevole per tutti e ciascuno può farlo. Com’è la Teramo di oggi in confronto alla Teramo del futuro che veniva immaginata ieri? Cioè nel 1933?
ELSO SIMONE SERPENTINI