Nella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini segnalava quattro monumenti archeologici da salvaguardare: Il Teatro Romano; Le Terme; La Torre Bruciata; Il Circo.Il Teatro Romano era stato scambiato dagli storici antichi per un anfiteatro e tale era statoritenuto sino al 1918, quando erano state scoperte le tracce della “frons scenae”, sepolte ad una profondità di m. 4,50 sotto gli edifici che erano stato appoggiati, come su solide fondamenta, sulle sue arcate, dal medioevo in poi. Il monumento, secondo Savorini, era “cospiscuo”, e ricordava, in più modeste proporzioni,il teatro Marcello di Roma.Restava soltanto parte del primo doppio ordine di archi, contro il quale poggiavano le volte rampanti in calcestruzzo a sostegno delle gradinate per gli spettatori. Tre di questi archi erano stati liberati completamente, sino alle basi delle colonne, dai secolari interramenti e formavano ora un insieme che dava sufficiente idea dello svolgimento esteriore dell'edificio e della sua imponenza. Una scala ritrovata “in situ” e sapientemente ricompostavi, e i frammenti marmorei della “frons scenae” completavano un quadro che, per quanto frammentario, era di grande interesse e significato.
“Che fare di questo monumento?” si chiedeva Savorini.Abbattere tutte le case che si allineavano a semicerchio sulle sue arcate e rimetterlo in piena luce, oppure accontentarsi di ulteriori saggi ed assestamenti? Il Comm. Francesco Savini, nella sua illuminata saggezza, ricordava Savorini, aveva tracciato pochi anni prima, nel 1921, in un articolo pubblicato negli “Atti della R. Accademia dei Lincei” quello che si sarebbe potuto dire ilprogramma minimo, o iniziale, di tale impresa: riscavare l'orchestra, il “pulpitum” e la parte inferiore della “frons scenae” e mettere poi tutto in evidenza in un ambulacro sotterraneo, che si sarebbe potuto praticare al di sotto di un passaggio pensile a travature metalliche, sulla via e nella piazza detta tuttora impropriamente dell'Anfiteatro.
Savorini scriveva che, prima di avventurarsi in un totale ed assai dispendioso scoprimento sarebbe stato consigliabile tentare di raggiungere il monumento dalla parte di mezzogiorno, dove c’erano soltanto orti o piccole casette, allo scopo di metterne in evidenza tutta la cinta esteriore. Recentemente il teatro romano di Teramo era stato esaminato e studiato, architettonicamente, da due giovani ingegneri teramani, i signori Sigismondo Montani e Andrea Cardellini, in uno studio intitolato “Alcune considerazioni sul Teatro Romano di Teramo”. Essi, con la guida degli studi fatti dal Savini, ma in base anche alle loro dirette osservazioni e ai loro accuratissimi rilievi, erano riusciti a determinare graficamente in quattro bellissime tavole la struttura dell'edificio, sia per la parte già messa in luce che per quello tuttora interrata o perduta. Il loro era un lavoro fatto a scopo di divulgazione e di valorizzazione di un monumento poco conosciuto dal pubblico e Savorini si augurava che esso potesse di guida ad un graduale scoprimento.
Qualunque fosse stata decisione presa al riguardo, ammoniva Savorini, l’importante era“dar principio ad un tale ordine di lavori”; enello stato attuale importante era mettere in condizioni di visibilità il monumento, assicurarvi la incolumità dei visitatori, curarne la pulizia e la manutenzione, dare a tutto l'ambiente un decoro al quale purtroppo non si era ancora provveduto.
Tutto quanto auspicava Savorini novanta anni fa non fu realizzato negli anni successivi, e il teatro romano rimase sepolto fin quasi fino ai nostri giorni, salvo l’abbattimento di qualche edificio che vi era stato costruito sopra. Poi furono solo chiacchiere, infinite, fra chi voleva dissotterrare il monumento e chi voleva lasciarlo così come stava, tra chi voleva abbattere le case Adamoli e Salvoni e chi non voleva, fra chi voleva abbattere anche la casa Massignani e chi non voleva. Seguì un braccio di ferro tra Comune di Teramo e Sopraintendenza. A tuttinoi contemporanei è noto il tormentato iter che ha portato, anche grazie alle battaglie di Teramo Nostra, ad un disvelamento di ciò che disvelato non era, al recupero funzionale del teatro. Si è visto un rendering del progetto, si sono visti dei disegni, è stato aperto un cantiere, ma i teramani di oggi ancora non possono farsi un’idea di ciò che sarà. E ciò che sarà quanto sarà distante da ciò che immaginava Luigi Savorini? Per lui era importante che finalmente i lavori di scoprimento iniziassero. Bene, sono cominciati. Sarà messo in condizioni di visibilità il monumento? Ci si assicurerà della incolumità dei visitatori? Saranno curate la pulizia e la manutenzione? Sarà dato a tutto l'ambiente un decoro al quale purtroppo non si era ancora provveduto e non si provvide anche gran tempo dopo la morte di Savorini? E fino ai nostri giorni, prima che iniziassero i lavori di ri-funzionalizzazione del teatro? Che cosa riserverà il futuro ad uno dei quattro monumenti archeologici di Teramo che bisognava assolutamente salvaguardare?
Elso Simone Serpentini