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TorebruxNella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini segnalava quattro monumenti archeologici da salvaguardare: Il Teatro Romano; Le Terme; La Torre Bruciata; Il Circo.
La Torre bruciata, secondo Savorini, costituiva un'altra prova che nel piano regolatore teramano che si doveva progettare i problemi archeologici ed artistici erano intimamente connessi a quelli del transito e dell'igiene. Si trattava di un singolare edifizio romano ad “opus quadratura”, una poderosa torre costruita di blocchi ciclopici, nascosta agli occhi del pubblico perché situata nell'interno di un grande orto privato. Si trattava di un bastione romano della città romana ai tempi della repubblica, utilizzato nell'alto medioevo come torre campanaria della primitiva cattedrale aprutina: Sancta Maria Interamnensis, che tuttora gli si appoggiava con l’ultima cappella superstite di San Getulio, detta poi di Sant'Anna de’ Pompetti.
Negli studi preliminari del piano regolatore era prevista la trasformazione in pubblica piazza del grande orto Pompetti, piazza che si sarebbe prestata ottimamente ad uno dei mercati della città. La trasformazione non solo avrebbe agevolato il commercio, il transito e l'igiene della città, ma avrebbe messo in luce un resto assai cospicuo dell'antica Interamnia, intimamente legato alla primitiva cattedrale bizantina e poi romanica di Teramo medioevale.
Nonostante queste considerazioni di Savorini, il piano regolatore non puntó a salvaguardare il terzo dei monumenti archeologici da lui segnalati. Ricordo personalmente che quando ero adolescente la Torre era addirittura abitata e vi abitava un mio amico, a piano terra, in un ambiente assai angusto che aveva luce solo da una piccola finestrella che si apriva su via Sant’Anna. Passò molto tempo prima che si provvedesse ad un restauro convincente.
L’intero edificio fu aggiustato, reso praticabile e tramite una scalinata ripida si accede all’ultimo piano dove c’è un locale nel quale si sono fatte anche delle conferenze e delle mostre. Da tempo credo che sia inutilizzato o, quanto meno, da tempo non vi accedo, quindi non so se la poca frequentazione abbia causato una scarsa manutenzione e quindi un degrado. Certo è che la Torre bruciata è in dote all’intero quartiere, ma come edificio romano non è stato mai nella mente e nel cuore dei teramani, che non hanno saputo attribuirgli un ruolo e una funzione. Piazza Sant’Anna, ricavata dall’abbattimento della vecchia e pericolante caserma dei pompieri non è diventata, fortunatamente, un mercato, ed ha ospitato nel tempo eventi culturali e manifestazioni, anche alcune edizioni del Premio Teramo. Rinvenuta e scoperta una “domus” romana proprio dietro la Torre Bruciata, ha avuto alcune stagioni di grande attenzione, prima di essere messa sotto vetro e praticamente resa inservibile e impraticabile, ad ulteriore conferma della scarsa attenzione per i resti della gloriosa Teramo romana. La vecchia cattedrale aprutina, ancora oggi nota come chiesa di Sant'Anna de’ Pompetti, viene riaperta ogni tanto, ma Piazza Sant’Anna è oggi per lo più deserta, tutte le attività commerciali che vi sono state avviate non hanno avuto successo e hanno chiuso quasi subito.
Le cronache recenti parlano di bande di ragazzini che vi stazionando per i loro traffici, le loro imprese le loro deiezioni, orali, anali e uretrali. Insomma, è un’altra occasione sprecata per mostrare a chi volesse visitare Teramo una Torre della Roma repubblicana, una “domus” romana e l’antica cattedrale in uno dei percorsi turistici che Teramo potrebbe offrire ai visitatori, comprensivo del magnifico mosaico del leone non troppo lontano, ma non lo fa.
L’area soprattutto di notte è lasciata ad un degrado vergognoso, priva del minimo controllo e sottoposta a vandalismi, anche se i pochi residenti rimasti non sono di basso ceto, anzi, tutt’altro. Ma non insistendo al momento nessuna attività commerciale o quasi, essa non ha un ruolo nell’economia cittadina e anche sociologicamente non è molto rappresentativa.
Anche il terzo dei monumenti archeologici che secondo Savorini erano da salvaguardare, pure restaurato, non costituisce un “asset” dell’offerta turistica teramana, del tutto inesistente.

Elso Simone Serpentini