Nella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini segnalava quattro monumenti archeologici da salvaguardare: Il Teatro Romano; Le Terme; La Torre Bruciata; Il Circo.Quello che Savorini chiama il Circo è l’Anfiteatro, a lungo confuso con il Teatro, tanto che la toponomastica teramana per molti anni ha fatto riferimento solo all’Anfiteatro non al Teatro. Quella parte di Teramo dove insistevano al tempo di Roma tanto che l’Anfiteatro che il Teatro (una particolarità che distingueva la Teramo romana e ne provava l’importanza e forse l’opulenza) veniva chiama zona dell’Anfiteatro, c’era una via chiamata Via dell’Anfiteatro (solo di recente il nome è mutato in Via del Teatro Antico) e la via che era stata ricavata con un fondo di acciottolato a partire dal medioevo, costruendo nuovi edifici sopra i resti del Teatro, veniva chiamata Chiasso dell’Anfiteatro. Quasi mai è stato usato il termine “Circo” evocato da Savorini. Quello di Teramo è il classico anfiteatro (dal grecoamfi, αμφί - doppio - e teatro, θέατρον), un edificio di forma ovale o ellittica usato per spettacoli pubblici.Nell'antichità classica (associato particolarmente all'antica Roma) veniva usato per i giochi gladiatori (chiamati anche “munera”) e per le “venationes”, ovvero gli scontri tra gladiatori (o uomini vestiti come essi) e animali (tra cui figuravano tigri, leoni, orsi, coccodrilli, rinoceronti ecc.). è quasi certo che anche a Teramo l’anfiteatro avesse questa funzione “circense” , pertanto il termine “circo” usato da Savorini non è improprio. Più piccolo e meno importante del primo anfiteatro romano permanente, quello di Pompei, costruito nel 70 a.C., e dell’anfiteatro più famoso al mondo, il Colosseo, costruito dalla dinastia dei Flavi, iniziato dall'imperatore Vespasiano, terminato e sontuosamente inaugurato dal figlio Tito, quello di Teramo non è da considerarsi di rango inferiore, con un’ellisse dal perimetro di 208 metri, l'asse maggiore di 74 metri e l'asse minore di 56 metri. Costruito presumibilmente nel I secolo dopo Cristo, il piano antico era situato a 6 metri di profondità rispetto all'attuale livello stradale. Nel medioevo l'Anfiteatro e il vicino Teatro furono utilizzati come cava di materiale per la costruzione di vari edifici limitrofi, in particolare il Duomo, edificato nel XII secolo sull'area occupata dalla parte nord-occidentale dell'anfiteatro stesso e alcune pietre scolpite asportate dall’Anfiteatro sono visibili nella parete destra esterna del Duomo e in alcune parti interne. La costruzione sopra l'Anfiteatro del grosso edificio dell'ex Seminario, nel XVIII secolo, causò l'irreparabile perdita delle strutture interne, cancellando per sempre le tracce e le prove di un probabile uso dell’Anfiteatro come fortezza, ipotesi basata sul rinvenimento nel sottosuolo della struttura di cunicoli dal probabile uso militare. Savorini rimarca come il Circo o Anfiteatro rende ancorapiù evidente il legane tra i problemi di viabilità e quello archeologici ed estetici di cui tener conto nella redazione del piano regolatore che, quando egli scriveva, ci si preparava a realizzare. Egli scriveva che quanti da fanciulli avevano frequentato le vecchie scuole elementari di Teramo ricordavano certamente che nell’orticello di quell'istituto vi erano le tracce di una costruzione molto interessante e curiosa. Si tratta di un muro circolare a mattoni che abbracciava per un terzo l’orticello suddetto e poi continuava nell'orto del Seminario. Lungo questo semicerchio, e sempre alla stessa altezza nel muro, si susseguivano dei fori accuratamente praticativi “ab antiquo”, con fondi scorrevoli di mattonelle, quasi per agevolare il canapo che doveva scorrervi a “manovrazione” di un velario. Savorini si chiedeva: un anfiteatro o un circo? Nessuno sinora aveva saputo penetrare questo mistero. Palma aveva creduto che si trattasse degli avanzi del teatroproprio perché ai suoi tempi si riteneva che il Teatro romanofosse un Anfiteatro. Ora si dovevanoinvertire le parti e la ragione portava ad ubicare proprio in quel luogo se non l’anfiteatro, che sarebbe stato di troppo per una piccola città come Interamnia, almeno il circo, che la città doveva avere allora, così come ora aveva il suo centro polisportivo. Secondo Savorini, il rudere occupava un posto non trascurabile nella zona archeologica della città di Teramo e provvidenziale perciò al suo ulteriore scoprimento sarebbe stata la strada che, ad isolamento del Duomo, si pensava di aprire tra quelle due piazze e sulla importanza della quale, anche sotto il punto di vista del transito, sarebbe occorso tornare nella trattazione di un altro grande problema: l'isolamento dei principali edifici monumentali del medioevo. Questo era il disegno da perseguire secondo Savorini. Che cosa è avvenuto nel frattempo del Teatro e dell’Anfiteatro (o Circo) i teramani di oggi lo sanno. Che cosa ne sarà lo sapranno i teramani del futuro. Di che cosa dovrebbero pentirsi i teramani di ieri lo sanno i teramani di oggi, di che cosa dovranno eventualmente pentirsi i teramani di oggi lo sapranno i teramani del futuro.
Elso Simone Serpentini