• FESTA AGRICOLA
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

imaqaaes.jpg
N
ella sua “Introduzione storico artistica agli studi del piano regolatore della città di Teramo” (Teramo, Casa Editrice Tipografica Teramana, 1934-XII) Luigi Savorini scriveva che ilprimo vero impulso urbanistico si era avuto a Teramo soltanto dopo il 1860, a conferma che lo spirito urbanistico si ridestava immancabilmente all’indomani d’ogni buon mutamento di regime. Per le iniziative del Municipio e del Governo, per lo slancio dei cittadini e la partecipazione entusiastica della classe operaia, si era manifestato un risorgimento edilizio culminato nel 1888, l'anno memorando della Esposizione Provinciale. Avevano cooperato a questo movimento buoni architetti, degni seguaci di Carlo Forti: Enrico Badia, Nicola Mezucelli, Giuseppe Lupi, Pietro e Gaetano Quintiliani, ai quali erano seguiti in epoca più recente Nicola Palombieri, Michele Passeri, Ernesto Narcisi, Giuseppe Marcozzi, Carlo Pompetti, Alfonso De Albentiis, Pio Ferretti. Risalivano a quell’epoca la livellazione e la ripulitura della Piazza Grande, con l’interramento delle fosse del grano, la costruzione del Teatro Comunale del 1868, il Palazzo dei Tribunati del 1881, la Villa Municipale del 1888. Sempre nel 1888 erano state costruite, in un vero fervore di opere, le Case Operaie nel quartiere di S. Stefano ed era stato inaugurato il Palazzo dell’Esposizione, poi sede dell'Amministrazione Provinciale. Pure in quell'anno si era iniziato l'abbattimento dei portici bassi tra la Piazza Maggiore e il fianco destro del Corso San Giorgio dandosi, poco dopo, principio all'imponente palazzata, con l’ampia porticato sottostante. Già da quattro anni s'era inaugurata la ferrovia Teramo-Giulianova ed era stata costruita la stazione attorno alla quale avrebbe dovuto sorgere un nuovo sobborgo.
Il movimento di rinnovazione urbanistica era rallentata, ma poi aveva ripreso vigore 
tra il 1900 e il 1914, quando era stato allargato il Corso Trivio, sul quale il patrizio teramano Muzio Muzii aveva rifatto in vago stile moderno l'avito Palazzo Muzii e i fratelli Giuseppe e Serafino Mancini, sul Corso S. Giorgio, avevano trafsormato la loro antica casa secentesca nell'attuale Palazzo Mancini, sul Corso S. Giorgio. Erano stati costruiti nel 1912 il Teatro Apollo e il Palazzo della Camera di Commercio, poi Regia Scuola Industriale. Nel 1914 era stata inaugurata fuori Porta San Giorgio, il Tecnomasio e nel 1900 Teramo era stata dotata di una conduttura d'acqua potabile e di illuminazione elettrica, opere di grande importanza che avevano conferito un aspetto di modernità alla cittàInfine, nel 1915, prima della entrata dell'Italia nel conflitto mondiale, era stata completata la Caserma d'Artiglieria, miracolo di costruzione, per la rapidità con la quale era eseguita.
La guerra 
aveva arrestato questo progresso, ma l’avvento del Fascismo aveva portato a nuovo impulso e vigore. Nel 1923 erano state inaugurate dalla Fratellanza Artigiana, che le aveva promosse, le Nuove Case Operaie al Piano del Vescovo, nel 1924 la Banca d'Italia funzionava già nel nuovo palazzo in Via Carducci, nuova ed ampia arteria della città, ottenutasi con l’arretramento dell’Orto Delfico. Era stato inaugurato il 4 ottobre 1926il Palazzetto del Credito Abruzzese. Erano seguite nel 1928 l’inaugurazionedella Casa del Mutilato e il 7 ottobre 1929 quella del Palazzo delle Poste. Nel 1931 si era registrato il maggior numero di inaugurazioni: il 29 di marzo quella delle Case d'abitazione pei Mutilati, il 10 di maggio quella del nuovo Ospedale Chirurgico, il 28 ottobre quella del nuovo Edificio Scolastico Urbano fuori Porta Reale. In due anni erano stati completati il Palazzo del Regio Liceo-Convitto e la Casa del Balilla, con l’annesso campo sportivo. Nel momento in cui Savorini scriveva, nel 1934, erano imminenti le inaugurazioni delle Case degl'Impiegati fuori S. Giorgio e dell'Ospedale Sanatoriale a Villa Mosca. Erano in costruzione il nuovo palazzo dell'Istituto Magistrale e del Banco di Napoli. Anche la città vecchia s'ampliava ed abbelliva, coi nuovi lavori di sistemazione del Corso Trivio e con i Portici Savini, di elegante stile medioevale. Infine, sotto la prima amministrazione fascista dell’avv. Nanni, il Municipio aveva provveduto alla pavimentazione in asfalto di tutto il corso e delle due piazze, aggiungendo comodità, grazia e decoro alla città. Nota caratteristica del progresso edilizio degli ultimi tempi, scriveva Savorini, era il fatto che si fossero incominciati a costruire dalle fondamenta i palazzi occorrenti per le scuole e pei pubblici uffici, mentre precedentemente, data la povertà dei bilanci dello Stato e degli enti locali, si utilizzavano a tale scopo, rabberciandoli alla meglio, gli antichi conventi. In vecchi conventi si trovavano tuttora il Distretto Militare (Minori Osservanti), l’Intendenza di Finanza (Conventuali Francescani), la Caserma dei RR. CC. (Carmelitani), il Magazzino Militare (Domenicani), le s Carceri (Agostiniani), il Collegio Nazionale e la Biblioteca Civica (Benedettini a San Matteo), parte delle Scuole Urbane (Benedettine a San Giovanni). Savorini auspicava che qualcuno di questi istituti ed uffici trovassero presto una migliore collocazione e concludeva dicendo che Teramo aveva seguito nello sviluppo edilizio la legge storica comune alle altre città, cioè la legge di risurrezione all'avvento di ogni buon regime. Ma era stata seguita anche un’altra legge, di carattere puramente geografico, la legge enunciata da Eliseo Reclus nella sua Geografia Universale, quella dell'avanzamento verso occidente. Il Reclus attribuiva questo fenomeno che si riscontrava in molte città europee ad un fattore climatico: al bisogno cioè di beneficiarsi delle migliori correnti atmosferiche che spiravano da occidente. Ma non si potevano escludere altri fattori, d'ordine topografico ed economico. Nel caso di Teramo l’avanzamento ad occidente si poteva spiegare col maggior numero di scali provenienti dalla montagna, la zona che maggiormente alimentava la città e col fatto che da quella parte il terreno era innestato alla plaga collinosa senza alcuna linea di interruzione.Infatti degli undici sobborghi o rioni che si erano venuti formando nella “terra di fuori”, detta “Terra Nova”, nell'ultimo cinquantennio, soltanto quelli posti ad occidente (Castello, Viale dei Tigli, Rione delle Querce, Madonna della Cona, Terracalata) avevano avuto più vigoroso impulso, mentre lento era apparso, nonostante la presenza della stazione ferroviaria, lo sviluppo dei rimanenti sei rioni (Orto Agrario, Ponte a Catene, Piano del Vescovo, Stazione, Acquaviva, Cartecchio). Nel piano regolatore che ci si apprestava a varare, concludeva Savorini, avrebbero dovuto essere studiati attentamente i problemi relativi a questi ultimi suburbi, tenendo presente la necessità di risanarne alcuni dal lato igienico (Ponte a Catene ed Acquaviva) e di favorire lo sviluppo di quello della stazione, dove vi erano già gli elementi per la formazione di un centro industriale. Affido ancora una volta ai teramani di oggi la riflessione su quanto auspicato da Savorini, chiedendosi se gli auspici si siano realizzati, e su quanto è avvenuto in seguito,oltre al compito di dare una risposta ad un interrogativo inquietante: quale legge è stata seguita nel successivo sviluppo urbanistico di Teramo,diversa e più nobile da quella della pura e semplice speculazione edilizia?

Elso Simone Serpentini