Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Patty Pravo, Laura Pausini, Vasco Rossi, Antonello Venditti, Paolo Conte, Vinicio Capossela così come Gino Paoli, Angelo Branduardi, i Rockets, i Platters e tanti altri ancora, senza citare i grandi nomi della musica classica (in realtà sarebbe meglio dire "colta", specialmente in questa rubrica). Questa città ha già "osato" in passato, come si vede, ed ha ospitato concerti di stelle della musica di primissimo piano. Perché, allora, i toni trionfalistici e ridondanti con i quali si annuncia un concerto prossimo-futuro, affermando che "finalmente la città osa? Faccio finire la mia banale domanda nelle riflessioni di questa modesta rubrica, perché trovo l'enfasi declamatoria di chi ci dà il novello annuncio, come la prova più scontata e inoppugnabile di un provincialismo di maniera, buono ad accontentare palati affamati ma utile pure a rilucidare una immagine che di giorno in giorno si opacizza sempre più. È evidente che quando i termini usati per dare un annuncio sono questi, esso (l’annuncio, dico) diventa, per chi l’ascolta, qualcosa di fastidioso; pretestuoso e ingannevole com'è. Perché ci viene propinata non tanto e non solo una notizia che avrebbe pure la sua ragione di essere ragionevolmente entusiastica ma molto più subdolamente ci viene trasmesso un tassello di propaganda autoreferenziale, riducendo l’annuncio non ad un bel successo organizzativo ma ad un rinforzo per la costruzione di un personaggio e di un'azione politica che evidentemente hanno bisogno di tali supporti per farsi più consistenti e credibili. Così facendo, la descrizione dei fatti, piegata alla propria affermazione e alla costruzione di un profilo lontano dal vero, è un'operazione di chiara marca totalitaristica, nel senso che lo scopo è di piegare la pubblica opinione alla propria convenienza. Quando incappo in tali situazioni, mi pare di sentire l’eco lontana di quel derelitto strumento di persuasione che fu imposto per anni al nostro Paese e che da un lato inculcava il brivido di falsi successi, dall’altro controllava il turbamento di veri dissidenti. C’è tutto un mondo intorno ai nostri governanti, ma è ormai chiaro che a loro ne sfuggono i confini reali, persi come sono nelle congetture malate di una perenne campagna elettorale. E perciò "osano" persino il ridicolo.
AMLETO