Partecipazione, ecco un'altra delle parole-truffa con le quali il fascismo del pensiero omologato e ruffiano, oggi imperante, lascia passare messaggi falsi e mendaci. Le fanno compagnia altri suoni tanto inutili quanto ingannatori: condivisione, inclusione, solidarietà, interlocuzione, trasparenza, futuro.. L'ultimo esempio di tale truffa verbale lo sta dando, in questi giorni, la paradossale vicenda della macroarea 5. Le macroaree sono state inventate, dicono, per aprire un canale grazie al quale i cittadini possono offrire direttamente all'amministrazione suggerimenti e indicazioni. Ora, già pare strano che una amministrazione che riesce a malapena a seguire le indicazioni della sua stessa maggioranza, si metta lì buona a recepire i consigli dei cittadini, ma è stato dichiarato dagli stessi coinvolti in queste ridicolosaggini, che nulla viene recepito, tutto è ignorato. Rimanere sulla vicenda è particolarmente funzionale alle ragioni che ispirano le nostre righe. Le macroaree sono state create presentandole come il trionfo della partecipazione, l'esempio più elevato del "coinvolgimento nelle decisioni dei governanti", la prova provata del concetto di "democrazia dal basso". Ora di basso, nella vicenda, c'è ben altro, che invitiamo il lettore ad andarsi a cercare, se vorrà istruirsi, ma che tradisce l'esatto contrario delle dichiarazioni trionfalistiche da Facebook, elargite a piene mani. Ecco allora che la declamata convergenza di esigenze e risposte, diventa pura fuffa, col trionfo del nulla mascherato da finte buone intenzioni; in realtà, l'obiettivo è duplice: controllare il consenso, con la silente complicità di scherani d'occasione, e raccattare voti, con la piccola lusinga del coinvolgimento collettivo. Così, oltre al residuo di fiducia, squagliatosi come neve al sole, c'è un'altra grave offesa, quella arrecata proprio alla democrazia, simulacro di se stessa e adottata come modalità nobile per raggiungere personali traguardi. Perché, quando la partecipazione è specchietto per le allodole, essa crea uno strappo al principio di governo del popolo per diventare, subdolamente e artificiosamente, pretesto per impetrare il comando di pochi.
È un azzardo parlare di fascismo ? Direi proprio di no, se si è capaci di leggere gli avvenimenti liberandosi dai gusci delle appartenenze e degli schieramenti precostituiti, che tutto incasellano dividendo il mondo tra buoni e cattivi; e invece si è capaci di leggere i fatti con il tornasole degli atteggiamenti e delle finalità oggettive. Condivisione, inclusione, solidarietà, interlocuzione, trasparenza, futuro e quindi partecipazione, sono bellissime parole. Ma solo parole, appunto; buone per incartare un pesce d'aprile lungo 365 giorni.
AMLETO