Dalla lettera di Gianguido D’Alberto pubblicata sul Sole 24 Ore ieri, nella pagina dei commenti:
«…penso, ad esempio, all'esperienza del Comune di Rovigo, dove il progetto Sai grazie alla partnership con le realtà imprenditoriali locali ha creato un percorso volto all'inclusione lavorativa che rappresenta un incrocio di opportunità fra le aziende e le persone migranti; penso all'esperienza del Comune di Castelpoto (Benevento), dove con il coinvolgimento di migranti e comunità locale si è riusciti a riaprire case sfitte e piccole attività economiche di prossimità, dove la scuola è diventata di fatto internazionale grazie allo scambio interculturale con i piccoli migranti, dove è stata costituita una cooperativa di comunità, formata da cittadini di Castelpoto e persone migranti accolte nel Sai locale e dove diverse famiglie, al termine del progetto, hanno deciso di restare a vivere sul territorio…».
Dopo Rovigo e Catelpoto, potrebbe pensare anche a Teramo? Magari facendo una passeggiata in piazza Martiri Pennesi…