Giacobbo (Vincenzo Cimini) nel suo monologo-dialogo (Verde Tv 1991) ce l’ha con ‘Ngelammì (Angelo Emidio), che si è trattenuto a lungo in città prima di tornare in paese, e lui lo aspetta al varco, anche per sfotterlo. Poco è mancato che lo abbia mandato a chiamare, ma è convinto che abbia avuto qualche “’ncuntratùre” (incontro), e infatti è così. Poi non è facile tornare a casa quando si è “alla recasce de n’nadre”, quando si dipende da qualcuno che ti deve riportare. Mangiare ha mangiato, bere ha bevuto, sta “satolle”, non avrebbe potuto stare “a la ddijìne” (digiuno) fino a quell’ora. Tanto più che è uscito presto al mattino. L’indomani è il 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia, come diceva “Gnora Blandina”: il giorno più corto che ci sia. Il discorso si sposta proprio su “Gnora Blandina”, che cercava di risparmiare la merenda da dare a coloro che andavano da lei a uccidere il porco, anzi i porci, perché ne aveva più di uno, non per necessità personali, ma perché le piaceva compiacere gli amici con regali di norcineria. Certo non era lei ad usare “lu scannapurche”. Un porco tardava ad ucciderlo e lo allevava fino a febbraio. Ogni tanto è tornata in paese, con il figlio che aveva portata con sé la fidanzata, che aveva un nome da “òmmene”. Infatti la chiama sempre “Tesoro”. “Li micizie l’accuntenteva” Gnora Blandina, mentre per i braccianti risparmiava. Lei teneva questa “ppiniòne”.
Grande Cimini, grande Giacobbo, il suo alter ego, con il suo argomentare arguto, finto ingenuo, con i suoi arcaici vocaboli, diventati sempre più desueti.