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hospiceIN RISPOSTA al nostro articolo sul reparto di malattie infettive (leggilo QUI) abbiamo ricevuto una lettera dal primario. Che pubblichiamo... e alla quale rispondiamo

 

Egregio Direttore di Certastampa.it,

Le scrivo in merito all’articolo pubblicato l’altro ieri dalla Vs. testata dal titolo “Medico denuncia: alti rischi di infezione nella nuova ala del Reparto di Malattie Infettive”.

Poiché quel “Medico” sono io, Pierluigi Tarquini, Responsabile del Reparto citato, e quanto da voi divulgato è contenuto in una nota che io stesso ho inviato alla Direzione Generale della ASL e all’Unità di Crisi aziendale, mi trovo costretto a smentire completamente sia il titolo che il taglio dato all’articolo in questione.

Quella nota, infatti, non riportata per intero ma confezionata ad arte perché sembrasse un “j’accuse” nei confronti della ASL di Teramo, non era certo stata scritta con quello spirito e, anzi, tutt’altro.

Si tratta infatti di una nota dal titolo “Considerazioni sul futuro dell’Unità Operativa di Malattie Infettive nella seconda fase di pandemia Covid-19. Protocollo diagnostico-terapeutici da implementare”.

Se si fosse pubblicata con questo titolo si sarebbe certamente compreso che si tratta di una proposta tecnico-organizzativa, elaborata e successivamente (nella giornata di ieri) ulteriormente sviluppata con l’ausilio degli organismi tecnici della Asl, al fine di consentire all’Azienda di trovarsi pronta a gestire la cosiddetta Fase 2 dell’epidemia in corso, che tutti ci auguriamo possa presto arrivare.

Nessuna critica, dunque, ma solo proposte atte a migliorare l’esistente ad una ASL che, fin dall’inizio dell’emergenza e in pochissimo tempo, ha trasformato l’intero Lotto 3 del Mazzini in Ospedale Covid e altrettanto ha fatto con il San Liberatore di Atri.

Noi siamo stati in grado non solo di accogliere tutti i pazienti della nostra provincia, ma anche quelli trasferiti da altri Ospedali abruzzesi, ben più in affanno di noi, nel pieno dell’emergenza sanitaria. Abbiamo fatto un buon lavoro nelle condizioni date ed i reparti del lotto 3 non hanno registrato casi di infezioni Covid.

Durante un’emergenza del genere, tutto il personale sanitario (non solo quello delle Malattie Infettive) è consapevole dei potenziali rischi che corre, ma è altrettanto motivato a continuare il proprio lavoro perché è fiero e orgoglioso di essere utile alla propria Comunità.
Io non finirò mai di ringraziare, per questo, tutto il personale che si comporta da vera squadra qual è, senza mai risparmiarsi, con la professionalità, il cuore e la grazia di chi, troppo spesso demonizzato, solo oggi viene definito “eroe”, “angelo”, ecc.

Per tornare alla nota da me inviata alla Direzione Generale, da voi purtroppo male interpretata, ribadisco che si tratta di una proposta tecnica per migliorare, se possibile, quanto è già stato fatto sinora, considerato che abbiamo operato anche nell’Hospice che strutturalmente non è nato certo per affrontare una epidemia. Quindi l’intento era di pensare al futuro attraverso una programmazione oculata e responsabile. Peraltro, nella stessa nota si proponevano alla Direzione e all’Unità di Crisi,  nuovi protocolli terapeutici per i pazienti Covid positivi che tengano conto delle ultime evidenze scientifiche per garantire a tutti i nostri pazienti  cure ancora migliori che, via via, si stanno sperimentando; ma di tutto questo, nel vostro articolo, non c’è traccia.

Sono certo che vorrete pubblicare per intero questa mia, al fine di chiarire definitivamente la questione.

Pierluigi Tarquini

 

Gentilissimo Dottor Tarquini, come vede abbiamo pubblicato integralmente la sua lettera, ma non possiamo e non vogliamo accettarne integralmente il contenuto, soprattutto in quel suo acciusarci dio aver confezionato ad arte un j'accuse. Non è così. Non abbiamo confezionato nulla, quelle che abbiamo riportato sono le SUE parole ed è SUA l'analisi della condizione del reparto.

Lei scrive (riportiamo integralmente): «Il nuovo reparto infettive ex hospice, non è dotato di pressione negativa e non è adatto strutturalmente alla cura del Covid 19, perché questa situazione rende alto il rischio di infezione del personale sanitario e del comparto. Infatti, esiste una strozzatura a collo di bottiglia all’ingresso del reparto, con spazi per medici e infermieri troppo stretti, per cui è inevitabile accalcarsi con troppe persone in stanze piccole» E ancora: «I pazienti sono posti in stanze con doppie porte che devono essere necessariamente chiuse, stanze troppo grandi e troppo distanti dal controllo infermieristico». Al punto che: «Per mantenere la sicurezza nel corridoio ex Hospice, è necessario che le stanze siano entrambe chiuse, affinché l’aria venga pompata dal corridoio verso le camere e non viceversa».

Parole sue, non nostre. Quale sarebbe stato l'uso strumentale?

E' vero, lei porpone una serie di soluzioni (e ne diamo conto), ma sa, facciamo questo lavoro da troppo tempo per emozioarci dei progetti e delle proposte. Ci indignano i fatti e quelli che lei riporta sono fatti. Anche preoccupanti, crediamo.