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Il nuovo romanzo di Roberto Michilli Scritto dalla luce costituisce un ulteriore, importante tassello dell’affresco che l’Autore, libro dopo libro è andato costruendo euno dei punti più alti del suo lavoro di romanziere. Ritroviamo i luoghi, le atmosfere, le geografie e le antropologie tipiche del suo mondo – e qui ricordo che, come sosteneva Piero Chiara, uno scrittore è innanzitutto un topografo che costruisce un suo luogo preciso, diverso da tutti gli altri e che prima di lui non esistevache Michilli ha creato e via via ampliatoapprofondito e restituito ai suoi lettori. Aggiungerei che scrittore è solo chi riesce a dare forme e voci proprie a quel mondo cui dona residenza nelle pagine: per questo, e per molto altro,  Roberto Michilli è scrittore vero ed autentico. Ma, ed è questa una novità di assoluto rilievo, Michilli nomina, per la prima volta, i suoi luoghi per cuitroviamo qui, come nei precedenti romanzinon solo riconoscibili le sue contradema detti i nomi, fra gli altridi Civitella del Tronto, Campli, Atri, Teramo;una dichiarazione d’amoreper la sua terra che entra nella letteratura attraverso la sua opera di trasfigurazione e rivelazione. Anche i temi che gli sono propri e che rappresentano la sua cifra di romanziere – riconosciuta a livello nazionale - sono presenti in questo nuovo libro, ma con importanti novità: troviamo infatti le dinamiche dei desideri che rompono sistemi di equlibri- il nucleo centrale della sua visione - insieme alla malattia, alla morte, alla tossicodipendenza e alla malattia mentale che vengono posti e affrontati con un rispetto umano così profondo e, insieme, con un tocco di rara levità che confermano non solo la sapienza e la potenza della sua scrittura, ma rivelano molto della postura morale – in senso laico e lato – dell’Autore. Il titolo, tratto dal verso di una poesia presente nel testo, rimanda subito alla scrittura con la luce, cioè alla fotografia che è, in effetti, uno dei fili del romanzo. La vicenda narrata, che sisnoda dal settembre del 2009 al giugno del 2010, ruota attorno alla scelta del professor Norberto Accursioun personaggio indimenticabile – consulente della Fondazione Tercas, di affidare la realizzazione del calendario del 2011 al giovane ma già famoso e talentuoso fotografo Sandro Rastelli. In quest’opera vengono coinvolti Giulio, veterinario cinquantunenne, in servizio presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo, anche lui fotografo di valore,  per accompagnarlo a visitare le chiese e i luoghi del teramano scelti per il calendario e per mettergli a disposizione i suoi archivi e, come segretaria di redazione, sua figlia Aurora, di ventitrè anni. Giulio, un uomo pieno di interessi e passioni, dalla fofografia alla politica, dalla montagna alla barca, dalla musica al volo a vela, ha visto la sua vita andare letteralmente in pezzi prima per la morte, a causa di un incidente con il motorino, del figlio quindicenne Marco e poi, di crepacuore,della moglie Rita, una psicologa che aveva resistito ai colpi inferti dalla morte del figlio ma non aveva retto anche alla scoperta della tossicodipendenza della figlia Aurora.Lei che aveva aiutato tanti ragazzi non era stata in grado di vedere il gorgo che aveva inghiottito la figlia; gorgo dal quale, con grande fatica e dedizione assoluta, Giulio era riuscito  a tirarla fuori e restituirla alla vita. Quella di Giulio, invece, si è assestata, quasi richiudendosi su se stessa, su una linea di sopravvivenza tesa, quasi soltanto, all’ascolto dei passi di Aurora e sostenuta dalle paure di possibili ricadute anche se, in quel momento, tutto sembra confermare la solidità della sua rinascita e dellenuove speranze fiorite, come la ricerca di un lavoro,dopo la sua laurea triennale in Beni Culturali. Linea di sopravvivenza, sopravvivere a se stessi sentendosidivisi a metàfra la spinta a lasciarsi andare, trovando pace nell’abbandono e quella, contrapposta, ad aggraparsi al relitto della vita per difendere la parte che è rimasta eche per questo è, adesso, la più preziosa: tutto questoviene reso da Michilli senza ricorrere a toni urlati, a tinte sovraccariche di emotività ma, al contrario, con pochi, precisi tratti che fanno emergere le agglutinazioni di dolori che hanno invaso tutti gli spazicon unacapacitàdavvero rara e tale da meritare una particolare sottolineatura.La richiesta di collaborare con il fotografo del momento, una autentica star, sembra allentare il cappio del doloree riconsegna a Giulio parti della sua vita lasciate cadere via, pezzi divenuti ormai pesanti e ingombranti nella nuovadimensione di solitudine e angosce. Il romanzo si apre con l’incontro, al ristorante, di Giulio e Aurora con Sandro e la moglie Iris, una donna di grande bellezza e fascino, e con il professor Accursio e la moglie Elvia. Già dalle prime pagine l’Autore traccia i ritratti dei protagonisti e, come in tutti i suoi libri, ci fa entrarenelle vite dei personaggi, ci fa partecipare agli accadimenti e ci porta, grazie ad unaefficace e felice misuradi sobrietà e profondità, a conoscere i loro sentimenti e tormenti, le loro psicologie e le ragioni, che via via prendono forma,  di scelte e fughe, di desideri e paure, di slanci e ripiegamenti. Giulio trova la voglia e il coraggio di confidarsi, di aprirsi, come da tanto tempo non gli capitava più, con Iris e di sentir rompere, quasi unasensazione fisica, la crosta sotto cui aveva stipato e chiuso tutta la sua vita precedente. Nelle giornate trascorse a mostrare a Sandro le chiese e i tesori in esse custoditiGiulio tesse un dialogo sempre più fitto ed avvolgente con Iris: un percorso parallelo il lororispetto a quello che snoda il cammino del lavoro, che propone alle loro vite nuovi incontri e nuovi incroci. E qui torna, prepotente, la forza dei desideri che ritrovano una nuova lingua ed esigono nuovspazi, rompendo gli argini consolidati di equlibri che hanno impastato amori e rancori, dolori e speranze, frustrazioni e riscatto. Questo particolare itinerarioche si snoda su due livelli, uno tutto dentro le movenze abituali dei rapporti quotidiani e l’altro sotterraneo emagmatico, sarà percorso da tutti i personaggi con esiti e conseguenze diverse. Vorrei sottolineare come proprio in questo preciso punto, cioè nell’emersione dei desideri e nelle scelte che vengono fatte o evitate dai protagonisti, si posizoni il punto d’osservazione di Michilli e come da questa specifica prospettiva muova la sua visione, che è assolutamente originale e unica nel panorama della narrativa italiana contemporanea. Il farsi e il ripiegarsi delle vite, di fronte a scelte che mettono in discussione l’intero tragitto compiuto consente a Michilli di offrire una lettura nuova delle dinamiche dei rapporti umani e delle costellazioni delle passioniche illumina versanti rimasti spesso in ombra o ai margini. Quello che emerge e i modi in cui questi moti interiori prendono forma riguardano davvero tutti noi, perché tutti abbiamo dovuto o dobbiamo ancora provare a scogliere quei nodi. E questa è un’altra delle ragioni per cui le sue pagine hanno sempre il suono della verità e dell’autenticità.Tale concezione etica della responsabilità della scrittura si rinviene nelle pagine dedicate alla malattia mentale  del fratello di Giulio, Andrea, che meritano una particolare segnalazione. La dicibilità del dolore, comunque generato ed espresso, è sempre una questione spinosa e scivolosa in cui il passo falso della retorica spicciola o della rappresentazione banale e melensa dei buoni sentimenti è sempre in agguato. Per questa ragione è ancora più rimarchevole il modo assolutamenterispettoso, scevro da pregiudizi e stereotipi, con cui Michilli affronta questo tema e di come questo entri, senza forzature, nel disegno della narrazionecontribuendo in un modo che, leggendo,appare necessario,al suo compiersi. Ancor di più la svolta che, ad un certo punto Andrea imprimerà alla sua vita, con il sostegno di Giulio - che, anche qui, compie un percorso di rinascita emotiva superando paure, asperità e rabbie tenaci che hanno segnato il loro rapporto e quello di Giulio con la sorella Daniela -si inscrive con  naturalezza in quelle dinamiche di svolte e di scelte che interesseranno tutti i protagonisti. Le pagine dedicate alla descrizione dei luoghi, dei monumenti, dei paesi e dei loro microuniversi di unanità permettono a Roberto Michilli di tracciare un piccolo, prezioso atlante in cui trovano spazio i racconti dei giochi e delle guerre delle bande dei ragazzi, la storia della famiglia e del palazzo di Giulio, l’uccisione del maiale e la successiva preparazione di salsicceprosciutti e piatti tipici del nostro territorio. Qui assume un rilievo del tutto particolare il professor Norberto Accursiodivoratoreguaudente di cibo, esploratore di osterie e ristoranti, gastronomo sapiente e infaticabile ricercatore deidispensatori dei piaceri della tavola. Ma Accursio è anche ordinario di storia dell’arte contemporanea e storia delle tecniche artistiche – le pagine dedicate ad una sua lezione sono un autentico pezzo di bravura - nonché preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione, consulente dei maggiori musei d’Europa e d’America, ultimo rampollo di una famiglia illustre. Generoso con chiunque abbia talento, è temuto ma non amato dalla città che gli preferisce un pennivendolo pronto a recensire con uguale entusiasmo e superficialità il pittore della domenica e il poeta dialettale senza alcun talento, la sagra e il concorso di bellezza. Per Accursio, personaggio complesso, ricco di sfaccetture e contraddizioni, legato a Giulio da sincera amiciziae affinità spiritualeil calendario e i progetti collegati, dalle mostre al libro fotografico, sono la scommessa della vita che, se vinta, potrà regalargli l’affetto della sua città, il premio in assoluto più ambito. Ma Accursio e il recensore seriale di tutto e tutto nello stesso modo,incarnano due figure, archetipe potremmo dire, di un tema molto caro all’Autore e cioè la differenza, mai abbastanza rimarcata, fra il vivere in una città di provincia, con uno sguardo e un respiro non prigioniero dei confini e l’essere invece il cantore di un ripiegamento dentro le angustie degli spazi e delle prospettive municipalidelle invidie e delle frustrazioni, delle patacche spacciate per produzioni artistiche, della esaltazione dell’artista locale come espressione dell’unica dimensione possibile: quella locale appunto,come unico mondo e metro possibile.Pagine queste che andrebbero lette e meditate perché costituiscono un antitodoto potentecontro il veleno del provincialismo che si insinua in fin troppi spazi.  Lo sviluppo della vicenda regala nelle pagine finali un colpo di scena che rivela un altro dei percorsi paralleli – quello di Sandro e Aurora - imbastito dentro il dipanarsi dei giorni di lavoro e all’emergere di desideri che rompono gli assetti che si andavano definendoe mette i protagonisti di fronte alla necessità di reggere l’urto di avvenimenti sconvolgenti e provare, ancora una volta, a ridefinire la propria vita.Questa conclusione, che sembra tagliare con un coltello speranze e progetti, genera una ridda di domande che continuano a danzare intorno ai grovigli di torti e ragioni, di rimorsi e legittimità delle passsioni. Roberto Michilli mette  tutti gli elementi  davanti al lettore e lascia andare il filo degli avvenimenti fino alla definizione delle traiettorie e dei destini, senza confezionare giudizi, lasciando al lettore il compito di farsi, eventualmente, il proprio con una visione narrativa che permette di cogliere il profilo di ognuno e, insieme, il dispiegarsi del gioco delle relazioni. Michilli in Scritto dalla luce, in modo diverso dai romanzi precedenti,disegna figure complesse di uomini e donne che si misurano con le propie fragilità e contraddizioni,affrontando la lacerante compresenza di sentimenti contrastanti,  dal senso di colpa alla voglia di vendetta, dai desideri alle paure, dal dolore alla rabbia. Ed è grazie a queste configurazioni di chiaroscuri che l’Autore riesce a rendere i percorsi dei protagonisti che cercanolapropria luce -ognuno la propria luce - con cui provare a scrivere nuove pagine di vita. Forse risiede qui il significato più profondo del titolo e dell’universosimbolico che evoca e il nucleo generativo del romanzo.Per questo Scritto dalla luce è non solo un libro bello e intenso, ma anche un romanzo che regala il picccolo grande miracolo di personaggi che, a lettura finitadiventano amici che continuano a farci compagnia e rendono un pò più bello e un po’ più ricco il mondo che ci portiamo dentro.

Leandro Di Donato

 

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