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 Schermata_2022-10-08_alle_14.13.12.pngMercatone Uno. Un’istituzione in Italia: una catena di grandi magazzini presente negli anni 90 con quasi cinquanta punti vendita sparsi in tutto lo stivale. Dopo un periodo di crisi e di successiva amministrazione straordinaria, nel luglio del 2018 è stata venduta a due gruppi diversi. Pineto è capitato nello Shernon Holding srl guidato da Valdero Rigoni che Il 25 maggio 2019 è stato dichiarato fallito e nel 2021 Rigoni fu condannato a tre anni di reclusione. Insomma, oggi il Mercatone Uno è un imperioso museo della solitudine e della tristezza. Eppure, dalla fine degli anni 70 quest’area è sempre stata di forte richiamo per tutto l’Abruzzo. Chi non si ricorda il CIM (Centro Italiano Mobili) ed il suo fascinoso parco giochi antistante con scivoli ed altalene? Le domeniche pomeriggio dove grossa parte della popolazione teramana e della provincia amava trascorre il tempo libero visitando il CIM e facendo divertire i bimbi negli altissimi scivoli. Chi avrebbe mai immaginato che sarebbe finita così? Quando nei primi anni 90 il CIM vendette l’area al fascinoso leader della Mercatone Uno Romano Cenni, si aprirono fiumi di speranze per i lavoratori e gli abitanti di Pineto. “Un posto al Mercatone” ricorda un ex dipendente “era meglio di un posto in banca. C’era la fila di ragazzi e no, pronti a consegnare domande di lavoro: tutti sognavano anche solo un’assunzione per qualche mese, solo per provare il brivido di indossare la nostra divisa gialla e blu. Nessuno poteva immaginare che questo sogno finisse così in tragedia, come il nostro Marco Pantani che ha portato il vessillo Mercatone Uno fino alla morte”. Oggi lo stabile della M16 Srl (questo il nome della società che gestiva i punti vendita in Abruzzo) è in totale abbandono. Si scorgono, guardando all’interno, ancore le casse e se ci si sofferma anche ad occhi aperti sembra quasi di sentire ancora i bip del passaggio degli articoli agli scanner, di udire i messaggi audio e la musica slogan del Mercatone Uno, o di sentire il rumore dei piatti e dei bicchieri e profumi del grandioso bar tavola calda antistante. Ma tutto questo sogno finisce d’impeto da un silenzio assordante: girandosi attorno, si vede solo erba altissima che sommerge gli storici parchi del CIM, cartoni e resti di vario genere che svolazzano intorno a te. Dopo l’Hotel Garden, il Mercatone Uno è la seconda pietra dello scandalo di Pineto. Nessuno, a quanto pare, riesce a sollevare di un millimetro la penosa situazione. I dipendenti lasciati a casa con la chiusura della società incriminata, in totale, sono 1860: di questi 105 in Abruzzo (40 circa a Scerne, 29 a San Giovanni Teatino e altrettanti a Colonnella). Nessuno si è mai interessato ai siti in Abruzzo. Ci sono state più gare ed appelli ma nulla di fatto. Andrebbe in verità fatta una lunga premessa su come ha vissuto da sempre Pineto (in particolar modo la locale associazione commercianti) la grande distribuzione: molto male direi, dato che, nei famosi anni di fuoco - quando il Mercatone andava forte - contro la società ci sono state denunce e mobilitazioni per le sue aperture domenicali (nei primi anni 90 erano solo loro a farle). L’allora sindaco Lemmi era pervaso di lettere, denunce e sommosse della locale associazione commercianti. Che Pineto, dunque, viaggi controcorrente in tema di grande distribuzione è un dato di fatto: non esiste infatti un centro commerciale o un ipermercato in paese, eccezion fatta per una grande ma non immensa Conad. Anche centri in franchising come Eurospin o Lidl hanno avuto somma difficoltà ad inserirsi. Si ricorda che la Lidl, prima di approdare a Silvi, aveva puntato gli occhi su Pineto ma non ha trovato campo fertile diciamo. Dunque, oggi il paese è libero dalla grossa distribuzione. Ma è davvero un bene? Non direi per la popolazione costretta a viaggiare per fare shopping. Sono poi tantissimi gli uomini e le donne che, da pendolari, lavorano nella grande distribuzione e viaggiano verso Silvi, Montesilvano, Città Sant’Angelo o Teramo per lavorare in questi centri commerciali con notevole aggravio di costi nell’economia familiare. La domanda che oggi rivolgiamo al sindaco ed alla politica tutta e se sia giusto vedere morire così gravemente il nostro paese. Può essere che nessuno riesca a trovare una soluzione per questa imponente struttura? A quanto pare no. Intanto chi vive da turista il paese ha questi pietosi spettacoli: Mercatone Uno e Garden dove nessuno muove ciglio.

Mauro Di Concetto