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STALINGRAA memoria pesco non dalla storia ma dalla letteratura due testimonianze dell'umana resistenza del popolo russo, perché ho sempre creduto che fossero i romanzieri i migliori cronisti della storia. E ne sono ancora convinto perché con le armi dell'invenzione si riescono a dire più fatti perché più liberi nella denuncia.
Guerra e pace (1891) di Lev Tolstoj meglio di qualsiasi testo ci dice della campagna di Russia (1812) di Napoleone Bonaparte e della lunga ma inesorabile spinta del corpo e dell'anima russi a respingerla.
Il sergente nella neve (1953) di Mario Rigoni Stern invece ci dice della umanità russa quando i soldati italiani, in disastrosa ritirata, trovavano rifugio solo nelle case dei contadini russi a dividere patate orrostite vicino, anzi pigiati a una grossa stufa.

Vado a memoria, ho detto.

È infatti una azione della memoria quella che nel pomeriggio di ieri, presso la Camera del Lavoro di Teramo, ha visto riunirsi, sotto la spinta sempre giovane del Maestro Sandro Melarangelo, il Centro Studi Politici Stalingrado nel ricordo del sacrificio di uomini e donne russi nell'Assedio di Stalingrado (17 luglio 1942 - 2 febbraio 1943), strenuo gesto a respingere la canaglia nazista da est, ricacciandoli indietro fino a Cracovia. Fino a Berlino. Il sacrificio di uomini alla conquista della libertà, è sempre sacro. Nella consumazione di ogni corpo si celebra immancabilmente il sacro.

Le guerre muovono sempre da una precisa e precisata volontà di guerra. Per la conquista di un territorio. Per l'imposizione imperialista. Per l'assoggettamento a una politica economica. La guerra non è una calamità naturale. La guerra non è mai giusta. Ma, a volte, è necessario difendersi. Quindi il sacrificio russo fu necessario perché portò in salvo l'Europa. Quelli di Stalingrado furono i giorni di una guerra necessaria. E fu vinta.

L'incontro, sentito e partecipato, introdotto e mediato dal Maestro Melarangelo, ha voluto ricordare e onorare anche la memoria di due membri fondatori del Centro Studi Politici Stalingrado di Teramo, i compianti Graziano Nardi ed Enrico Borgatti, ricordandone l'azione civile che sempre li ha portati verso il tentativo della costruzione di una società equa e solidale, attenta soprattutto all'ascolto dei più svantaggiati dalla macchina prepotente della società dei consumi, dottrina oggi più che mai imperante, negazione quotidiana della dignità umana.

MASSIMO RIDOLFI