Il Regno Unito da poco più di quarant'anni è considerato l'isola felice dove la comunità LGBTQ+ può sentirsi libera di esprimersi nelle sue infinite e indeterminabili definizioni (e guai a definirli) che la contraddistingue - l'omosessualità (e le sue infinite varietà), nella sua pratica, non è considerata più un reato in tutta la Gran Bretagna solo dal 1982, e prima di questa data quelle che erano considerate devianze sessuali patologiche, erano trattate nei reparti psichiatri del Regno, anche attraverso l'uso della terapia elettroconvulsivante.
Patrick Hodge, Lord Hodge, scozzese e presidente della Corte Suprema del Regno Unito, ieri, in pieno accordo con gli altri quattro membri della massima autorità giudiziaria del Regno, ha sancito una volta per tutte che: "The legal definition of a woman is based on biological sex. / La definizione giuridica di donna si basa sul sesso biologico." Lord Hodge, uno dei massimi giuristi al mondo, in punto di diritto, anzi in punto di fatto, si è trovato costretto a ribadire l'ovvio, cioè che donna si nasce. Per analogia giurisprudenziale, ciò comporta che pure uomo si nasce. E a nulla porta esibire un certificato di mutazione dell'identità di genere per, normativamente, essere tutelati in qualità di donna, perché, di fronte alla legge, resta rilevante il genere biologico, cioè come si è venuti al mondo: i diritti si acquisiscono, da che mondo è mondo, alla nascita, a nascituro nato vivo.
Questa è stata la conclusione in Gran Bretagna di discussioni che si sono esacerbate negli ultimi anni di delirio sulla fluidità di genere, in ossequio al politicamente corretto. Non a caso già il Governo Sunak il maggio scorso era dovuto intervenire impedendo l'educazione sessuale nelle scuole elementari ed evitando la discussione sull'identità di genere dove era permessa: alle scuole elementari gli insegnanti di educazione sessuale erano arrivati addirittura a fare vestire i maschi da femmine e le femmine da maschi come a normalizzare la fluidità di genere, da questa denuncia lo stop del Governo.
Ma da cosa è scaturita questa lapidaria pronuncia della Corte Suprema del Regno Unito per voce di Lord Hodge?
Il tutto ha avuto origine in Scozia quando nel 2018 il Parlamento in kilt ha legiferato in modo che nel conteggio delle cosiddette quote rosa, tassativamente rispettate nella rappresentazione di enti pubblici, fossero inclusi anche i transessuali, cioè chi avesse fatto la mutazione di genere certificando anche il cambio di sesso. Ad appellarsi a questa legge, oggi cassata dalla Suprema Corte britannica, non è stato mica un battaglione di fascisti, ma una agguerrita associazione femminista, la For Women, presente in tutto il Regno, che ha preteso che i più alti giudici intervenissero a chiarire la questione.
Da qui ne conseguirà immediatamente nella vita reale dei britannici diversi cambiamenti, come ad esempio, banalmente, non sarà più permesso ai transessuali di accedere ad aree riservate alle sole donne (o a i soli uomini, in caso di transizione opposta), come spogliatoi e bagni; ma anche partecipare a competizioni sportive riservate alle donne sarà vietato ai transessuali (è inutile ricordare la polemica che investì alle scorse Olimpiadi il pugile algerino Imane Khelif, medaglia d'oro, per la sua sospetta mascolinità, quando invece biologicamente donna, quindi a pieno titolo in gara nella competizione riservata alle donne). Insomma, in tutti quegli aspetti della vita pubblica che richiede l'esclusiva presenza della donna, i transessuali non saranno ammessi. Si arriverà, forse, alla determinazione di una terza fascia esclusiva di diritto per i transessuali, attualmente relegati dalla pronuncia di ieri al genere biologico, anche ad aver rinunciato fisicamente al genere biologico originale.
Ecco, ma cosa vuol significare questa pronuncia della Corte Suprema britannica nella sua radice, lucida, chiara, misericordiosa, vicina, paterna e materna, che ammette tutti e non esclude nessuno, se non che nasciamo maschio o femmina; e poi le soddisfazioni come le delusioni, le carezze come le ferite, la comprensione come l'incomprensione, ci fanno persone - che siamo così diversi l'uno all'altro, e simili, l'uno all'altro.
Ma cosa insegnano le parole di Lord Hodge?
Le sue parole insegnano che non si può pretendere di legiferare rincorrendo i desideri e le aspirazioni (il sentirsi, il percepirsi, l'essere e non essere, la moltitudine che abita in ogni uomo) del singolo individuo ma regolando i rapporti sociali a beneficio della collettività, al di là di tutto, a superamento di ogni diversità.
MASSIMO RIDOLFI