Lui non c’è. Ma le sue parole illuminano la via crucis. Una macchina scenica perfetta. Espressione di una potenza mediatica e spirituale senza pari . In un teatro liturgico, iconografico, narrativo, unico, le parole di un immenso Papa Francesco illuminano questa Pasqua del giubileo. Tutto per celebrare Cristo che accetta la croce. E dire al mondo “Questo è il tempo della speranza”.
Anche in un Paese “stanco”, “incerto”, “svogliato”, che vive tra sentimenti di “paura e pessimismo”, Papa Francesco nel Venerdì santo della passione, torna a parlare di speranza. Arrivano momenti nella storia dei popoli nei quali le parole non solo sono importanti ma addirittura vitali. Lui lo sa. Sa che “Questo è il tempo della speranza”.
Ma che dice questo Papa, che abbraccia i poveri, che parla ai diseredati, che prega e invoca misericordia per gli ultimi della terra ? Ma che dice questo Papa, mentre abbiamo la sensazione di muoverci come a tentoni dentro un presente del quale sfuggono i tratti autentici e mancano certezze ? Politica, economia, lavoro, il domani nostro e dei nostri figli sembrano avvolti da un futuro sfumato. Dov’è allora “il tempo della speranza”? Tra tante domande, timori, tanta inquietudine dov’è la rotta che ci guida fuori dal deserto ? In un contesto di individualismo esasperato, in un quotidiano frenetico, tra cittadini disorientati che fanno fatica, dov’è “il tempo della speranza” ?
Dov’è Dio ? Come si può parlare di speranza davanti a tanto dolore e tanti morti. Le madri del Sudan. I giovani della Ucraina. I bambini della Palestina. Ma il Figlio di Dio non punta il dito contro qualcuno, neppure contro coloro che lo stanno crocifiggendo. Lui ci dà la vita in silenzio. Ci libera e prende su di sé il nostro male, prende su si sé i nostri peccati.
Ieri sera un immenso Papa Francesco ancora una volta, nella via crucis si fa unico interprete e unico testimone credibile del tempo che viviamo. Lo fa con le sue parole anche se non con la sua presenza. Lo fa con parole che sono testamento: “la via del Calvario passa in mezzo alle nostre strade di tutti i giorni in città divise in fazioni e lacerate dai conflitti persino un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne. Occorre solo ascoltare l'invito: 'Vieni! Seguimi!'. E fidarsi di quello sguardo d'amore”….”Abbiamo costruito un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili dove pesa più l’egoismo della croce. Pesa più l’indifferenza della condivisione. Occorre avere coraggio, sporcarsi le mani, non essere timidi mentre mille ragioni ci tirano dalla parte di Erode, di Pilato e della folla. Gesù, non se ne lava le mani”.
Francesco nel commento alla XIII stazione scrive infine il suo appello a Cristo sulla croce: “Tu crocefisso ferma la nostra corsa, quando andiamo per la nostra strada, senza guardare in faccia nessuno, quando le notizie non ci commuovono, quando le persone diventano numeri, quando per ascoltare non c'è mai tempo. In questo mondo a pezzi c'è bisogno di pentimento, di lacrime sincere, non di circostanza Convertici a te, Gesù, che inchiodato tutto puoi”.
Francesco ci dice che è proprio dal Calvario, dalla Via della Croce, che il Signore annuncia la grandezza di quanto solo Domenica verrà ricordato e riaffermato: Dio ha mandato il Figlio suo Unigenito per testimoniarela vittoria eterna sulla morte. Ci dice che la sua Chiesaha ancora qualcosa da dire, anzi, ha Qualcuno da annunciare. Ci dice che anche nella Via Crucis più dolorosa si può riaffermare la presenza del bene.
Francesco torna ad invitarci: 'Non abbiate paura!'". La speranza è in Lui che a Pasqua ha guarito il nostro peccato, che ha cambiato la nostra paura in fiducia, la nostra angoscia in speranza. E’ Lui la speranza.
Leo Nodari