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“Sarà il destino della nostra provincia” affermano i segretari provinciali Amedeo Marcattili della FP CGIL, Andrea Salvi della CISL FP e Alfiero Antonio Di Giammartino della UILFPL di Teramo, “la morte amministrativa ed istituzionale del nostro territorio attraverso tagli su servizi sanitari e servizi sociali, annunciati accorpamenti di strutture statali e parastatali, ridimensionamenti di servizi pubblici, chiusura di uffici periferici regionali, ravvisandone un rassegnato fatalismo e rinnovata impotenza e tutto ciò sotto gli occhi, dell'indigeno ceto politico che assiste inerme alla  rivisitazione dell'impianto geopolitico della Provincia di Teramo mediante un vero e proprio saccheggio istituzionale del territorio. Ma, per tornare alle odierne contingenze, in tema di Sanità, le scriventi Organizzazioni Sindacali denunciano che il sistema sanitario provinciale, siccome maldestramente organizzato dalla Regione Abruzzo, punisce il sistema teramano già fortemente penalizzato rispetto alle altre ASL. Si rammenta, infatti, e non per becero campanilismo, che la ASL di Teramo pur vantando un maggior numero di posti letto e un maggior numero di prestazioni rispetto alle altre ASL regionali, fa registrare, ad esempio nei confronti della ASL aquilana, una possibilità di spesa di personale assegnato inferiore di ben 26 milioni di € annui. La mancanza poi, nel territorio di Teramo di strutture private, presenti invece nei territori di Pescara e l’Aquila, che potrebbero contribuire alla copertura di parte del fabbisogno sanitario, acuisce il problema della cronica mancanza di personale con l’inevitabile conseguenza di alimentare la deprecata mobilità passiva. Il sistema ragionieristico di considerare il personale un costo anziché una risorsa sta producendo penalizzazioni in grado di porre seriamente a repentaglio la funzionalità di diversi reparti dei quattro presidi ospedalieri teramani, al punto di mettere in discussione le prestazioni ospedaliere da offrire alla popolazione. Ed a riguardo delle evidenziate carenze d'organico, che dovrebbero divenire ancor più drammatiche stando alle direttive regionali di non prorogare i 300 operatori sanitari precari, le scriventi auspicano che il Presidente della Regione Abruzzo, indossi finalmente le vesti del Politico ed assolva a precisi doveri istituzionali: quelli di assicurare i livelli essenziali di assistenza sanitaria.   A tal proposito, si potrebbe immaginare di ripercorre, ad esempio, la strada intrapresa dalla Regione Lazio che, in ordine alla fattispecie, ha ottenuto una deroga in sede di Conferenza Stato-Regioni, oppure, nella più dannata delle ipotesi, convocando un urgente e straordinario Consiglio Regionale dedicato allo specifico argomento, chiamando lo stesso Consiglio a legiferare in merito alla concessione di una deroga temporanea, fino alla cessazione della contingenza, a favore del personale precario necessario per assicurare la ineludibile continuità delle prestazioni ospedaliere da rendere ai pazienti che hanno bisogno di cure mediche ed ospedaliere, i quali pazienti, diversamente, mal comprenderebbero le alchimie burocratiche e le annesse “tendenzialità”. In ultimo, al massimo organo di governo regionale vorremmo ricordare al Presidente della Regione Abruzzo che egli è, ovvero dovrebbe essere, il Presidente di tutti gli abruzzesi.       I SEGRETARI PROVINCIALI