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In Abruzzo sono state quasi 16 milioni (15.753.809) le ore complessive di cassa integrazione autorizzate dall'Inps nel periodo gennaio-settembre 2015, un numero inferiore a quello dello stesso periodo dell'anno scorso (24.244.91), con un calo del 35,02%. Lo rileva la Cgil Abruzzo, secondo cui "un miliardo di salari è andato bruciato dalla crisi e la 'ripresina' non basterà senza interventi a favore di nuovo lavoro". Nelle varie province abruzzesi, in particolare, sino a settembre di quest'anno la riduzione più modesta della cassa integrazione si è avuta in provincia dell'Aquila (-10,32%), che ha registrato anche il maggior numero di ore autorizzate dall'Inps (4.919.710), seguita da Teramo (4.733.009 ore), Chieti (3.847.384) e Pescara (2.253.706). Inoltre i lavoratori con posizioni a zero ore sono stati 10.090, mentre quelli coinvolti oltre 20mila. Dall'inizio del 2015 dunque l'Abruzzo ha perso circa 70 milioni di salari, poiché ogni lavoratore in cassa integrazione vede il suo assegno ridursi mediamente di circa 650 euro al mese, e ciò per effetto del tetto massimo previsto dalla legge sulla indennità. Dall'inizio della crisi ad oggi la nostra regione ha perso salari per oltre 900 milioni di euro. Sempre nel periodo gennaio-settembre 2015, gli abruzzesi che hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali sono stati 43.394, mentre nello stesso periodo dell'anno scorso furono 46.080, con una diminuzione a livello regionale del -5,8%. Per quanto riguarda i lavoratori, nei primi sei mesi di quest'anno risultano in Abruzzo 468mila occupati, ovvero novemila in più di quelli dello stesso periodo del 2014. Un dato, rileva il sindacato, che però va visto con attenzione e che è ancora molto lontano dal periodo pre-crisi, quando in Abruzzo il livello degli occupati aveva raggiunto 518mila unità. La nostra regione, infine, nei sette anni della crisi ha avuto una riduzione del Pil, cioè della ricchezza che viene prodotta, del -6,9%. "Solo lo scorso anno - dice Sandro Giovarruscio, della segreteria regionale Cgil - la flessione è stata dell'1,7%, un numero ancora troppo negativo anche se le previsioni fanno ben sperare. Dall'insieme dei dati emerge con evidenza che l'Abruzzo sta uscendo dalla crisi con troppa lentezza, e che al suo interno le varie province reagiscono diversamente. Sono numeri che dimostrano ancora una volta come siano urgenti scelte che favoriscano la ripresa dello sviluppo. La giunta regionale in particolare deve mettere al centro dell'iniziativa politica il lavoro attraverso un deciso rilancio degli investimenti, a partire da quelli previsti dal Masterplan e dalla programmazione 2014-2020, individuando nel contempo strumenti in grado di sostenere la domanda interna della nostra regione". cgil_bandiera01