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soldiCentinaia e centinaia di posti di lavoro a rischio in tutto il sistema, un lavoro che serve ai cittadini per accedere ai propri diritti previdenziali e socio-assistenziali, in maniera gratuita e tutelata: perché cancellarlo? Se lo chiedono in queste ore gli operatori del patronato Inas Cisl, che - in oltre duecento - già da gennaio potrebbero restare a casa, a causa dei tagli previsti dalla legge di stabilità, che si aggiungono a quelli determinati dalla finanziaria dello scorso anno e ad altri interventi strutturali che hanno danneggiato il sistema e potrebbero metterlo definitivamente in ginocchio. La Costituzione prevede che tutti i cittadini possano contare sull’aiuto dei patronati, ma la riduzione delle risorse al fondo – alimentato da una piccola percentuale dei contributi previdenziali dei lavoratori e ripartito in base all’attività realmente svolta dai singoli istituti – può portare ad un significativo ridimensionamento del personale e, di conseguenza, alla scomparsa di un servizio efficace e accessibile a tutti, soprattutto alle fasce più deboli della popolazione. “Il nostro operato – sottolineano i lavoratori dell’Inas -  è stato definito di pubblica utilità, per questo non ci spieghiamo i ripetuti ingiustificati tagli degli ultimi anni, a maggior ragione quando il sistema era disposto a riformarsi nell’ottica di una sempre maggior trasparenza ed efficienza”. La riforma chiesta dal Governo non è ancora attiva, nonostante le sollecitazioni da parte di Inas e Cisl al Ministero del Lavoro, mentre i patronati si trovano ad affrontare un’emergenza occupazionale di grave entità. “Dato il prezioso lavoro che svolgiamo per la collettività, e come tale riconosciuto dalle istituzioni in più occasioni, chiediamo che le ipotesi di riduzione del fondo vengano azzerate e che si ponga fine al clima di enorme incertezza e preoccupazione, quando invece bisogna sciogliere subito, e con le giuste misure, questo nodo”, concludono gli operatori Inas.