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carabinieri-teramo_94342 25 misure di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di soggetti italiani e romeni, indagati per i reati di ricettazione ed associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e al riciclaggio di rame. Il blitz è stato condotto con la partecipazione di oltre 100 carabinieri delle province di Pescara, Chieti, Teramo, Foggia, Ascoli Piceno e Pesaro. L'indagine ha preso il via nel mese di febbraio 2015, a seguito del sequestro di un furgone carico di rame condotto da un ragazzo rumeno. I carabinieri hanno quindi iniziato a monitorare il mezzo per verificare se quanto accertato fosse occasoniale o collegato ad una più vasta realtà criminale. Attraverso una complessa attività condotta con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e video-ambientali e con numerosi servizi di pedinamento, i carabinieri hanno accertato l'esistenza di una ramificata struttura criminale costituita da cinque diverse batterie di 'predatori', tutti di nazionalità romena, dedite alla commissione di furti consumati in aziende e private abitazioni in numerosi comuni di Abruzzo, Marche e Molise. Le indagini hanno consentito di accertare il compimento di decine di colpi messi a segno con impressionante frequenza e spregiudicatezza. Secondo quanto accertato, il materiale rubato veniva poi trattato da un gruppo di italiani che fungevano da trade union tra le diverse bande, occupandosi prima della ricettazione dell'oro rosso, poi della sua trasformazione e quindi del suo riciclaggio attraverso due società di smaltimento di rifiuti, con sede nella provincia di Chieti e da loro gestite. In particolare gli italiani una volta ricevuti cavi, grondaie, tubi e tutto ciò che potesse contenere il prezioso metallo, lo polverizzavano con appositi macchinari, per poi reimmetterlo illecitamente sul mercato. Particolare il modus operandi: la batteria, una volta terminato il 'lavoro notturno', alle prime luci dell'alba contattava telefonicamente un pregiudicato italiano 41enne considerato il deus ex machina di tutta l'organizzazione, chiedendogli di prendere un caffè; quella che poteva sembrare al primo momento una normale richiesta si è rivelata però essere una vera e propria frase in codice con la quale i ladri informavano il ricettatore di essere carichi di refurtiva e pronti alla consegna. La merce veniva stoccata in un capannone nel chietino dal quale periodicamente veniva prelevata da camion con rimorchio per essere portata presso altri due capannoni delle ditte di smaltimento rifiuti. Grazie all'installazione di una telecamera nei pressi del capannone di stoccaggio i militari hanno potuto riprendere l'intenso traffico mattutino: con cadenza quasi quotidiana, infatti, due o tre furgoni delle batterie scaricavano quintali di rame rubato durante la notte. Un secondo 'caffè' serviva a fissare l'appuntamento, in diversi locali o bar della zona, per il pagamento di quanto dovuto: prezzi che si aggiravano sui 3 o 4 euro al chilo a seconda della qualità del rame. Una volta riempito il capannone i camion delle due ditte coinvolte trasportavano la refurtiva presso un altro sito a pochi chilometri di distanza; per mezzo di un mulino il prezioso metallo veniva lavorato, polverizzato e stoccato all'interno di big bags pronto per essere rivenduto sul mercato pulito.   GUARDA IL SERVIZIO