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cinghialeSi è tenuta nella giornata di ieri presso la sede dell’Ente Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga un'importante riunione tecnica sull’emergenza cinghiali finalizzata ad attuare le "disposizioni per il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e vulnerabili e modifiche alla legge n. 157 del 1992" previste nel collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2016. Oltre alle associazioni di categoria del mondo agricolo, hanno partecipato all’incontro coltivatori ed esperti interessati ad attivare un partenariato territoriale sulla filiera del cinghiale, previsto nel nuovo PSR, che veda i Comuni interessati a superare questa fase critica consapevoli che la gestione di una specie quale il cinghiale, dotata di un elevato potenziale riproduttivo e di ampia capacità di spostamento, debba necessariamente realizzarsi attraverso una pianificazione di ampio respiro, che vada a interessare le diverse realtà territoriali ed istituzionali convergenti su un’azione comune, come già attivato dal tavolo istituzionale presso l’Ente convocato per la prossima settimana. La nuova normativa nazionale vieta "l'immissione di  cinghiali  su  tutto  il  territorio nazionale, ad eccezione delle aziende  faunistico-venatorie  e  delle aziende  agri-turistico-venatorie   adeguatamente   recintate”, specificando, inoltre, che “Le regioni e le province  autonome  di  Trento  e  di  Bolzano   adeguano   i   piani faunistico-venatori di cui all'articolo 10 della  legge  11  febbraio 1992, n. 157, provvedendo  alla  individuazione,  nel  territorio  di propria  competenza,  delle  aree  nelle  quali,  in  relazione  alla presenza o alla contiguità con aree naturali  protette  o  con  zone caratterizzate   dalla  localizzazione  di  produzioni    agricole particolarmente vulnerabili,  è fatto divieto di allevare e immettere la specie cinghiale (Sus scrofa)”. Il Direttore del Parco, Domenico Nicoletti, che nei prossimi giorni incontrerà i Comuni maggiormente interessati e le ASL, ha annunciato di voler fare il punto della situazione anche con gli Ambiti Territoriali di Caccia che nel passato hanno avuto un ruolo rilevante nella immissione della specie a fini venatori, ed ha aggiunto che “Il dialogo e il confronto con i coltivatori e gli operatori del territorio, compreso il mondo venatorio, risulta in questa fase indispensabile e urgente per trovare forme di cooperazione che affrontino con concretezza il problema, in modo da trasformare questa rilevante emergenza da problema a risorsa per il territorio”.