AL CASTELLO DELLA MONICA ARRIVANO GALLINE E CAPRETTE...IN GIARDINO, LO SDEGNO DEL COMITATO DI QUARTIERE
Con grande piacere abbiamo preso atto dell’adozione, da parte dell’Amministrazione Comunale,
del progetto di recupero del Castello Della Monica elaborato dal regista Marco Chiarini. Progetto
subito sposato dalla Giunta, con il beneplacito dei competenti funzionari(e).
Da amanti di questo complesso monumentale - quali siamo sempre stati da quasi venti anni - per il
quale peraltro è stata realizzata a nostre personali spese l’illuminazione della facciata est del
Castello principale, abbiamo tuttavia notato alcune curiose, brillanti trovate presenti in questo
progetto che il Sindaco e l’Assessore Lucantoni si sono affrettati a presentare urbi et orbi in
Municipio.
Ed ecco che è saltata fuori la nuova mascotte che avrà il restaurato Castello Della Monica: una
capra. Senza nulla togliere alla professionalità e alla competenza di Marco Chiarini, certe idee
hanno semplicemente dell’assurdo.
Una parte del giardino, si legge nel progetto del regista, dovrà essere popolata da «capre (che
facilmente possono diventare mascotte del luogo), da galline (scegliendo le razze più stravaganti),
da pavoni o asini». A parte l’errore storico, giacché dalla documentazione d’epoca non risulta che
le aree esterne al Castello fossero una sorta di grande stalla a cielo aperto, è buona cosa rivolgere al
regista, al Sindaco, all’Assessore Lucantoni e a certi funzionari(e) una semplice domanda: in questo
bel progetto avete intenzione di rifunzionalizzare un complesso monumentale o uno zoo?
Dov'é che risulta che il pittore Gennaro Della Monica aveva popolato il giardino del Castello con
animali di vario tipo? Dai documenti storici risultano per caso pecore, galline, asini, cavalli o
vacche nel Castello?
Un progetto di recupero dovrebbe quanto meno essere aderente alla realtà storica dei luoghi, non
alterarli in modo tale da trasformare il Castello praticamente in una stalla di lusso.
Nel progetto del regista si legge poi, altra nota curiosa, che il terzo livello del Castello ospiterà una
foresteria nella quale risiederanno gli artisti, di volta in volta. Un bel bed&breakfast dentro al
Castello.
A spese di chi, questo bell’albergo? Gestito da chi? Con quali denari?
Altra novità del progetto è quella di «far aggredire tutta la recinzione» realizzata anni fa dalla
Soprintendenza, che evidentemente al regista, al Sindaco, all’Assessore Lucantoni e a certi
funzionari(e) non è piaciuta, «da rampicanti di varia natura e sarebbe anche opportuno, per
ripristinare tutta l'atmosfera pittoresca e decadente voluta da Della Monica, fare in modo che
l'edera rampicante possa espandersi in alcune porzioni murarie del Castello».
Alla luce di questa interessante trovata, come la mettiamo con le problematiche di varia natura –
note all’intero pianeta - che la vegetazione rampicante arreca sempre e comunque alle parti
murarie esterne degli edifici?
Riguardo poi allo scottante, eterno problema del padiglione est, quello su Via Camillo de Lellis,
cosa riporta il progetto? Quali soluzioni indica? Quali scelte adotta?
Non è dato sapere. Né tantomeno si dà una qualche risposta sulle unità familiari che ancora vi
abitano – e ancora non si sa a che titolo - e sulle tettoie in amianto che ancora insistono sul luogo.
Lo hanno chiamato Museo della Fantasia. Nome che ha suggerito un Philippe Daverio ben pagato
per indicare soluzioni a funzionari(e) e alla politica, per decenni evidentemente privi di idee in
proposito, tanto da dover ricorrere all’ausilio esterno.
Un suggerimento per l’Amministrazione Comunale: la prossima volta leggete bene, riga per riga,
quello che approvate e presentate alla Città.
E anziché capre, galline, pavoni e asini… si guardi piuttosto alle attività che quotidianamente
vengono poste in essere nel Borgo Medioevale di Torino, coevo del nostro. Ben altra cosa dallo zoostalla
di cui si fa auspicio nel progetto. Meno fantasia, più serietà.
IL PRESIDENTE DEL COMITATO
Fabio Panichi