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tribunale-teramo-3A poco più di un mese dal maxisequestro per circa un milione di euro nei confronti dei vertici del gruppo Ettore di Notaresco (Teramo), nell'ambito di una maxi inchiesta per evasione fiscale e truffa ai danni di Atac e Arpa, il pm Stefano Giovagnoni firma l'avviso di conclusione delle indagini e conferma tutte le accuse nei confronti degli indagati: tre persone, tutte riconducibili ai vertici della holding che opera da anni nel settore della distribuzione di pneumatici, e la società Gommeur srl, società dello stesso gruppo e che aveva in appalto il servizio full service per le due municipalizzate (Atac e ed Arpa). L'inchiesta, arrivata a Teramo dalla Procura di L'Aquila, era partita da indagini su una evasione fiscale. Indagini in base alle quali il gruppo avrebbe messo in atto una sistematica evasione fiscale, quantificata in circa 2.650.000 euro negli anni che vanno dal 2011 al 2014, e realizzata prevalentemente attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sempre nel corso della stessa indagine sarebbe emersa la truffa ai danni delle due municipalizzate (quantificata per 3,9 milioni nei confronti dell'Atac e di quasi 2 nei confronti dell'Arpa) rispetto le quali la Gommeur aveva contratti d'appalto per un servizio di full service (controllo pneumatici, allineamento, convergenza). Secondo la Procura i dipendenti della società dislocati nelle officine delle due municipalizzate, in periodi che vanno dal 2009 al 2014 per l'Arpa e dal 2010 al gennaio 2015 per l'Atac, avrebbero fatto credere che i mezzi avevano bisogno del cambio gomme e cerchi quando non vi era necessità, assicurando così alla società maggiori guadagni. Tanto che la Procura aveva chiesto il sequestro finalizzato alla confisca per un totale di circa 8 milioni di euro, di cui 2.650.000 euro relativi alla presunta evasione e 5.860.000 relativi alla presunta truffa mentre il gip aveva accolto la richiesta di sequestro solo per un milione di euro riguardanti la presunta evasione e rigettando completamente la richiesta relativa alla truffa in quanto, secondo il giudice, non sarebbero stati chiari i criteri utilizzati dalla Procura per quantificare le somme percepite indebitamente.