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DIEGODIBONAVENTURA«Per tutelare il mio territorio e anche quello dei comuni di Roseto, Morro D’Oro, Giulianova e Mosciano, ho scritto ai curatori fallimentari del Cirsu, alla Regione, all’Arta e alla Società privata che gestisce l’impianto per conoscere lo stato di attuazione dei lavori di adeguamento degli impianti per il trattamento dell’organico. Nella stessa lettera ribadisco, come già fatto in tutte le sedi, la mia contrarietà rispetto al provvedimento di riapertura dell’impianto che tratta l’organico in assenza di necessario adeguamento tecnologico dello stesso. Nello stesso documento c’erano delle prescrizioni da rispettare ed è preciso diritto della nostra collettività sapere se questi obblighi siano stati assolti, affinché, considerato che siamo in piena stagione turistica, siano scongiurati le note “emissioni odorigene” e i possibili sversamenti a tutela della salute pubblica». Lo sostiene il Sindaco di Notaresco: Diego Di Bonaventura che risponde ai suoi colleghi sindaci. «Perché io credo che per un Sindaco, nel rispetto del suo ruolo istituzionale e di pubblico ufficiale, l’interesse dei cittadini, ossia la salvaguardia della salute delle PERSONE - uomini, donne e bambini - e della salubrità dell’ambiente in cui esse vivono, deve sempre essere anteposta alla tutela del “PATRIMONIO”, ancorché pubblico, e  “alle regole del MERCATO” richiamate nello loro nota congiunta. E poi forse sfugge ai colleghi Sindaci di Roseto, Morro D’Oro, Giulianova e Mosciano il “dettaglio” che il Cirsu è fallito, quindi non ha senso continuare a parlare di salvaguardia di un patrimonio pubblico che non esiste più! Noi sindaci Cirsu ad oggi siamo soci del nulla, chi sostiene il contrario contribuisce solo ad alimentare la confusione e a portare in canzone i cittadini, ormai esasperati da una triste e nota vicenda che si trascina da circa 30 anni. Quando i quattro sindaci all’unisono -  ma non voglio pensare che, in questo caso, ci sia una regia che invece esula dagli interessi pubblici - mi accusano a sproposito di avvantaggiare iniziative private non sanno che l’impianto già oggi è gestito da privati? Impossibile che nelle loro vesti ignorino questi fatti, evidentemente qualcuno pensa di poter continuare a giocare a “Monopoli” sulla pelle dei cittadini.  Io ho già detto e ribadisco con estrema chiarezza che loro possono fare, finché godono del consenso dei cittadini amministrati, quanto ritengono più opportuno nei territori di propria competenza. Per quanto mi riguarda, invece, non permetterò più scempi nella mia vallata. Spiace constatare che a qualcuno non vada giù che il comune di Notaresco torni ad avere un’autonoma governance, obiettivi ben precisi e un sindaco che non parla il politichese: o il sito viene utilizzato per il recupero dei materiali riciclabili oppure possiamo chiudere qui il discorso. Come è noto quegli impianti non possono più trattare l’organico perché sono inadeguati ed obsoleti, altrimenti c’è il rischio concreto che si producano sversamenti di percolato e contaminazioni del terreno, infiltrazioni nella falda acquifera, con tutto quello che ne consegue per l’inquinamento ambientale e la salute umana. O qualcuno dei miei colleghi si assumerebbe a cuor leggero questa responsabilità? Allo stesso modo non esiste funzionario o ufficio regionale che possa arrogarsi il diritto di trasformare il mio comune in immondezzaio d’Abruzzo! Con grande senso di responsabilità dissi tre anni fa ai miei colleghi sindaci che condividevo con loro, per l’ultima volta, il percorso per rianimare in extremis il Cirsu con tre obiettivi prioritari: la tutela ambientale, dei posti di lavoro e degli interessi del mio territorio. Nessuno di questi obiettivi è stato centrato, pertanto continuerò la mia battaglia con il pieno sostegno della mia maggioranza e della cittadinanza di Notaresco», chiude il primo cittadino di Notaresco.