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Dopo la pubblicazione dei fascicoli sulla salute e su istruzione e formazione, ABruzzESi prosegue con un focus sulla qualità del lavoro, uno degli altri aspetti considerati nel progetto nazionale dell’Istat BES che concorrono a determinare il grado di benessere di una comunità e ne influenzano una possibile crescita equa e sostenibile. Nel report completo, dopo un breve accenno all’andamento del mercato del lavoro, si parlerà di lavoratori irregolari, di trasformazione di rapporti instabili in stabili, di precarietà di lungo periodo, di part-time involontario, di lavoratori sovra istruiti, di basse paghe, di percezione dell’insicurezza dell’occupazione e di soddisfazione per il lavoro svolto Positive le indicazioni che emergono dal mercato del lavoro ma la qualità dell’occupazione resta bassa. Molto c’è da lavorare per garantire ai lavoratori un impiego che consenta loro di pianificare in tranquillità il proprio futuro Sono nel complesso positive le indicazioni che provengono dal mercato del lavoro anche se l’Abruzzo riporta valori ancora inferiori a quelli medi nazionali e migliori soltanto di quelli del Mezzogiorno. Nonostante un consistente incremento dell’occupazione femminile, la situazione di genere resta sbilanciata a favore degli uomini. Nel 2017 aumentano le forze di lavoro 15-64 anni (544 mila unità) per effetto di una crescita del numero degli occupati di pari età (479 mila), in particolar modo donne, e di una contrazione di quello dei disoccupati (65 mila dai 15 anni in su), principalmente uomini. Il tasso di attività[1] è del 64,5%, inferiore a quello medio nazionale, con un valore per la componente maschile (75,7%; Italia: 75%) decisamente superiore a quello femminile (53,5%; Italia: 56,3%). Il tasso di occupazione[2] aumenta di poco più di un punto percentuale rispetto all’anno precedente (uomini: 68,6%; donne: 45,1%), e resta per entrambi i generi al di sotto dei valori del Centro-Nord. Il tasso di disoccupazione[3] (uomini: 9,2%; donne: 15,3%) diminuisce dello 0,6% e si allinea per gli uomini al valore del Centro, mentre per le donne si pone ampiamente al di sopra di esso. La qualità del lavoro non risente positivamente delle buone dinamiche dell’occupazione. L’incidenza di lavoratori irregolari[4] stimata per il 2014 è del 15,7% assai superiore al 13,3% medio nazionale e in aumento di più di due punti percentuali rispetto al 2004. La percentuale di occupati che vede la stabilizzazione del rapporto di lavoro entro un anno è in regione in discesa libera rispetto al 2012 e nel 2014 è particolarmente bassa sia per gli uomini (10,3% contro una media nazionale del 22,4%) sia per le donne (6,3%; Italia: 18,7%). I cosiddetti “precari permanenti[5]” o “di lungo periodo” salgono dal 20,1% al 20,7%. L’analisi di genere consente di evidenziare che, in realtà, il dato relativo ai maschi mostra un lieve calo (da 19,1% a 17,7%, valori entrambi inferiori a quelli medi nazionali), al contrario crescono le precarie di lungo termine (da 20,8% a 23,9%) che a livello medio nazionale restano stabili sul 21,1%. Il part time involontario[6] è un fenomeno più marcatamente femminile e riguarda il 21,6% delle occupate e il 5,6% degli occupati, percentuali in forte aumento rispetto al 2004 e, per le donne, sensibilmente superiore alla media nazionale (uomini: 6,4%; donne: 19,4%). I lavoratori sovraistruiti, vale a dire quelli che posseggono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate, sono nel 2015 quasi 3 su 10. L’aumento rispetto al 2004 è, almeno per gli uomini, assai più spinto (quasi 10 punti percentuali) e per le donne più contenuto di quello medio nazionale (+6% contro +8%). Quanto alle retribuzioni, rispetto al 2008 nel 2015 la percentuale dei lavoratori con bassa paga[7] è scesa per gli uomini dal 7,3% al 6,1% del totale e per le donne è salita dal 13,8% al 15,3% delle occupate. Migliora rispetto al 2013 la percezione della insicurezza dell’occupazione (Abruzzo: 10,9%; Italia: 8,6%), definibile come opinione dei lavoratori riguardo la probabilità di perdere il lavoro attuale e di non trovarne un altro simile nei successivi sei mesi. Per quanto riguarda il grado di soddisfazione per il lavoro svolto, gli occupati regionali, sia uomini sia donne, si mostrano al pari delle maggior parte delle regioni italiane, discretamente soddisfatti (7,3 in una scala da 0 a 10), con valori per entrambi i generi simili e allineati alla media nazionale. [1] Tasso di attività: rapporto % tra persone appartenenti alla forza lavoro (15-64 anni) e la corrispondente popolazione di riferimento. [2] Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento [3] Tasso di disoccupazione: rapporto tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro [4] Incidenza di occupati non regolari: percentuale di posizioni lavorative che non rispettano la normativa vigente in materia di lavoro, fiscale e contributiva sul totale degli occupati [5] Incidenza di lavoratori a termine da almeno 5 anni: percentuale di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori che hanno iniziato l’attuale lavoro da almeno 5 anni sul totale dei dipendenti a tempo determinato e collaboratori [6] Quota di part time involontario: percentuale di occupati che dichiarano di svolgere un lavoro a tempo parziale perché non ne hanno trovato uno a tempo pieno sul totale degli occupati [7] Incidenza di lavoratori dipendenti con bassa paga: percentuale di dipendenti con una retribuzione orario inferiore a 2/3 di quella mediana sul totale dei dipendenti   Per approfondimenti si rimanda al documento  http://www.cresa.it/site/temi-e-problemi-n-2-2018-qualita-del-lavoro/