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Il Cai (Club Alpino Italiano) dell’Abruzzo, in relazione alla vicenda dell’adozione di un sistema di difesa dal rischio valanghe in località Prati di Tivo, auspica un intervento programmato, che oltre a garantire la sicurezza delle persone e delle strutture, metta la parola fine ad una serie di interventi strutturali finanziati dall’intervento pubblico - nel quadro di un modello di sviluppo pressoché fallimentare - che fino ad oggi non hanno migliorato la situazione economica del comprensorio e delle popolazioni locali.

Il Cai ribadendo l’imprescindibilità dell’adozione di un sistema di difesa dal rischio valanghe ritiene che ci si trovi di fronte ad una situazione di fatto per cui, avendo dei privati costruito strutture abitative insieme a strutture turistiche pubbliche in una zona notoriamente soggetta a movimenti valanghivi, si è ora costretti ad adottare soluzioni che comportano notevoli costi pubblici.

pratiditivo finanziamento lolliNel merito del progetto antivalanghe presentato ( O’Bellx), il Cai si chiede se esso sia il solo sistema realizzabile, anche in riferimento all’impatto e alla funzionalità e se dia le maggiori garanzie nel tempo, oppure vi siano soluzioni altrettanto valide, calibrate sulla realtà ambientale, sociale ed economica dei Prati di Tivo.

Inoltre è lecito chiedersi se il sistema presentato sarà gestito dalla stessa società (ora in liquidazione) esercente gli impianti scioviari. Anche sui costi di gestione (smontaggio, ricovero del sistema durante il periodo estivo, riposizionamento per il periodo invernale, manutenzione annuale e ricarica dopo l’utilizzo, costi del personale addetto: due persone qualificate 24 ore su 24 per il periodo annuale, personale qualificato per il monitoraggio del rischio, ecc.) del sistema O’Bellx , il Cai Abruzzo solleva qualche perplessità. Esiste uno studio- analisi dei costi di gestione e a carico di chi? Come si prevede di recuperare la somma necessaria per il funzionamento a pieno regime del sistema?

Riguardo all’analisi degli investimenti finora attuati, prevalentemente con fondi pubblici, per il “rilancio” dei Prati di Tivo, il Cai non ha dubbi: ci si è rivolti ad un tipo di sviluppo del turismo che non ha prodotto i risultati sperati, al contrario ha finito per divorare risorse pubbliche senza benefici per il sistema socio-economico in cui operano le popolazioni del comprensorio montano. A supporto di un piano di sviluppo degno di questo nome si sarebbe dovuto fare un attendo studio del rapporto costi-benefici, valutando anche le statistiche, se esistenti, sull’utilizzo degli impianti e sulle presenze negli esercizi ricettivi, alberghieri ed extralberghieri, della zona. Quando si tratta poi di programmazioni del genere altro criterio imprescindibile è quello di avere sempre una visione globale e riferita anche a un tipo di turismo “slow” e non solo settoriale.

Altro aspetto non marginale nella programmazione, è quello derivante dal sapiente utilizzo dei fondi Masterplan. Se fossero ulteriormente integrati con i fondi già in fase di utilizzo al fine di completare i lavori su tutta la complessa rete sentieristica e manutenzione dei rifugi, si sarebbe resa fruibile un’importante fetta dell’offerta turistico-escursionistica del comprensorio montano.

Non si può continuare a rincorrere le criticità prodotte da mancate pianificazioni e programmazioni. E’ giunto il momento che sul comprensorio di Prati di Tivo tutti i soggetti interessati ( e il Cai per il suo ruolo e le sue funzioni statutarie è uno di questi) si confrontino per dare certezze di produttività e compatibilità agli investimenti pubblici la cui esiguità comporta attente valutazioni e non improvvisazioni sui modelli di sviluppo.