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«La Diocesi di Teramo-Atri è onorata di avere avviato questo percorso. Spero che questa iniziativa possa proseguire nelle altre Diocesi, perché affrontiamo un tema culturale di portata storica». Con queste parole il Vescovo di Teramo-Atri, Monsignor Lorenzo Lezzi, ha chiuso il convegno “Giovani: orientamento e lavoro”, organizzato dalla Diocesi di Teramo-Atri in collaborazione con la Camera di Commercio di Teramo, l’Università degli Studi di Teramo e Europe Direct Abruzzo Nord-Ovest. Un originale percorso di convergenza verso una nuova cultura dell’imprenditorialità che ha preso ieri il via da Teramo. Scuola, università, impresa e mondo giovanile si sono trovati insieme per un convegno apripista, a livello nazionale, di un più ampio accordo tra Conferenza Episcopale Italia e Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro sui temi dell’alternanza scuola-lavoro, dell’orientamento universitario e dell’inserimento lavorativo.

Importante il risultato conseguito: avere mosso il primo passo verso la costruzione di quella rete, finora drammaticamente mancante, tra impresa, scuola, sistema di formazione e territorio. Imprenditori, docenti, dirigenti del MIUR e del Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico hanno messo in comune analisi, riflessioni ed esperienze positive sul territorio, in una lunga giornata di lavori conclusa con il lancio, da parte di Monsignor Lorenzo Leuzzi, di un’iniziativa concreta: aprire uno spazio in città dedicato all’orientamento. Per due sere a settimana (una dedicata all’orientamento universitario e l’altra a quello lavorativo) i giovani potranno incontrare imprenditori e responsabili delle associazioni di categoria per confrontarsi e dialogare su cosa significa essere imprenditori della propria vita. «Perché la vostra testimonianza – ha affermato il Vescovo rivolgendosi agli innumerevoli illustri relatori intervenuti – è importante per i nostri ragazzi. Grazie per quello che fate e che farete per le nuove generazioni». La stessa preoccupazione per il futuro dei giovani è stata condivisa dal Presidente della Camera di Commercio di Teramo, Gloriano Lanciotti: «la disoccupazione giovanile in Italia è il problema dei problemi, di cui tutti dobbiamo farci carico. Un giovane su dieci è inattivo. Nel 2017, secondo i dati Eurostat, il 29,5% dei ragazzi tra i 24 e i 34 anni faceva parte dei cosiddetti NEET, ovvero coloro che non sono attivi in nessun precorso d’istruzione, né di formazione o di lavoro».

Sembra impossibile in un Paese che, come emerso durante il convegno, è la seconda manifattura in Europa, il settimo al mondo per valore aggiunto manifatturiero e il quinto esportatore su scala globale. «Eppure si stima che, nei prossimi quattro anni, dei circa cinquecentomila profili professionali richiesti, il trenta per cento di essi sarà impossibile da reperire» ha amaramente constatato Domenico Bova di Anpal Servizi. «Siamo affamati di talento – gli ha fatto eco Alfonso Balsamo, funzionario dell’Area lavoro welfare e capitale umano di Confindustria – ma in Italia produciamo pochi laureati e negli ambiti sbagliati. Colpa del mancato dialogo tra scuola e lavoro». Finora. Perché da ieri questi mondi provano a capirsi.