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alfonsomarcozzi

Carissima direttrice di certastampa,

ho letto il comunicato di Confidustria dopo l’incontro con l’ARAP. Pensavo che non dessero seguito alle chiacchiere al vento dell’atra sera. (venerdi).  Visto che da circa un anno a questa parte, quando in molti non percepivano il vuoto dell’ARAP, l’API ha sempre denunciato la situazione paradossale delle aree industriali a fronte di una struttura, nata come aggregatore dei consorzi ma di fatto si e‘ rivelata solo un enorme contenitore senza contenuti e prospettive, ti chiedo cortesemente di riportare le mie sensazioni. L’incontro tenutosi nelle sede provvisoria di Confindustria, già questo è un non senso dal momento che l’ARAP struttura di natura pubblica ha una propria sede ex Villeroy, ha visto la presenza del ‘API con alcune imprese. Il confronto o meglio il non confronto, al di la’ della simpatica disponibilità di Leombroni ha prodotto, forse, qualche chiacchiera ma poco o nulla di sostanza. Leombroni ha manifestato grosse difficoltà nella gestione del contenitore di cui sopra, nulla di nuovo, ha compreso l’abbandono delle aree industriali del territorio teramano, nulla di nuovo, ha fatto sue le rimostranze degli imprenditori, nelle relazioni politiche non costruttive è un fatto normale, infine (il grosso passo avanti) ha chiesto alle associazioni datoriali presenti di produrre una nota indirizzata al CDA (esiste e funziona??) con la richiesta di soprassedere temporaneamente al pagamento delle quote segnalando le anomalie presenti sul territorio. Seguiranno incontri a breve, sperando di non perdere tempo, per definire con l’ARAP un percorso condiviso. Visto l’approssimarsi del nuovo interregno dell’ amministrazione regionale forse poco più di carta straccia e chiacchiere al vento. In questa fase è opportuno che il mondo imprenditoriale, o meglio chi cerca di rappresentarlo, in maniera decisa prenda le distanze dal contenitore di cui sopra, chieda alla nuova classe dirigente regionale una rivisitazione della struttura in maniera organica e profonda e di porre la massima attenzione a quanti cercano di produrre, quotidianamente con impegno e sacrificio, il bene della regione (le imprese). Successivamente possiamo ridiscutere le quote da pagare nelle giuste proporzioni in relazione ai servizi resi. In ogni caso l’API Teramo viste le documentate difficoltà dell’ARAP, in relazione alle conoscenze dei problemi delle aree industriali, renderà disponibile, a breve, a tutte le aziende insediate nelle aree industriali della provincia un portale georeferito col fine di documentare attraverso foto, video, ticket puntuali le criticità della aree (strade dissestate, rifiuti abbandonati, manutenzione del verde, illuminazione, ecc). Dette segnalazioni opportunamente georeferite verranno segnalate all’ARAP e ne verrà monitorato il tempo dell’intervento(!!!). Il servizio dovrebbe servire all’ARAP per implementare un sistema delle conoscenze territoriali; nulla di nuovo d’altronde era tra gli indirizzi strategici all’atto della costituzione (2011) purtroppo è rimasto solo tra gli indirizzi.

Infine, per ora, “il problema o il tesoro dei capannoni dismessi”; rivitalizzare tramite recupero, riconversione o demolizione. Alla base ci sono almeno due elementi: in primo luogo la consapevolezza della fine di un ciclo economico. Non si rinnegano gli anni di sviluppo e di crescita, ma si é consapevoli che questo ha avuto un prezzo in termini di uso e talvolta di abuso di un territorio che va ricucito e risanato. Non solo, il cambiamento radicale di economia ha trasformato modelli produttivi e fabbisogni delle imprese sia per tecnologie che per capitale umano; ci sono nuove esigenze funzionali, infrastrutturali, logistiche, ambientali, sismiche, perfino estetiche. Una rivoluzione che mette fuorigioco parte di quei capannoni abbandonati o dismessi, totalmente inadeguati ai fabbisogni dell’industria 4.0, a volte inseriti in zone agricole o nei centri cittadini. La sfida di trasformare aree produttive e immobili figli dell’economia pre-crisi da costo ambientale, sociale ed economico a patrimonio mettendo insieme pubblico e privato. Andrebbe fatta un’ opera di ricognizione, conoscenza di aree ed edifici produttivi presenti nel territorio, con le caratteristiche, lo stato, i sottoservizi, le infrastrutture, raccogliendo, omogeneizzando e mettendo a fattor comune le banche dati di enti (Comuni, Province), catasto e anche fornitori di utilities e altri soggetti (come Anas, gestori di reti/infrastrutture come Telecom, Enel, la stessa Google Maps) per creare un unico database condiviso e accessibile, di facile lettura, attraverso un portale internet dedicato.
Dalla cartografia alla geolocalizzazione i dati, sempre aggiornati, potranno essere cercati immettendo diversi parametri (ad esempio la vicinanza a una strada, le fognature, la banda larga) per la ricerca online. Saranno disponibili per enti e amministrazioni pubbliche, progettisti e imprese, che si tratti della multinazionale che ricerca un’area adatta in cui insediarsi (o da riqualificare) o della Pmi che voglia ampliarsi. Nulla di nuovo si chiama sistema delle conoscenze per il geomarketing territoriale.

Ing. Alfonso Marcozzi

Presidente API Teramo.