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laboratoriinfnDomani, domenica 26 maggio, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare celebra l’Open Day dei Laboratori sotterranei del Gran Sasso con una giornata di iniziative aperte al pubblico e in particolare ai ragazzi. Come riporta il sito dell’INFN si tratta di “un'importante occasione di gioco, conoscenza e socializzazione in un ambiente allegro e ricco di stimoli”.

Sicuramente è una iniziativa importante. Le Associazioni che compongono l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso (WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia - GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra) ritengono i Laboratori un’eccellenza della ricerca italiana per cui è apprezzabile che si voglia portare a conoscenza di tutti il mondo della fisica e della scienza.

Allo stesso modo, l’Osservatorio ribadisce che questa “eccellenza” non può essere limitata alla ricerca, ma dovrebbe anche manifestarsi nel garantire la sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e nel rapportarsi con le realtà locali, al di là delle pur importanti giornate di promozione.

La storia passata e recente dei Laboratori, purtroppo, non ci fornisce un’immagine di trasparenza. La volontà di costruire una terza galleria, la negazione degli incidenti verificatisi negli anni e dell’interferenza tra i Laboratori e l’acquifero hanno contraddistinto nel passato il comportamento dei vertici dell’INFN e dei Laboratori. E oggi questo stesso atteggiamento lo riscontriamo nell’aver voluto mantenere nei Laboratori migliaia di tonnellate di sostanze incompatibili con la presenza dell’acquifero, così come nel mancato rispetto della normativa “Seveso” (Decreto legislativo n. 105/2015) sulle strutture a rischio di incidente rilevante, come sono classificati i Laboratori dell’INFN fin dal 2002, e della normativa a protezione degli acquiferi.

Tutto ciò si traduce in un prezzo altissimo per gli abruzzesi e per l’ambiente visto che circa 100 litri di acqua al secondo che si dovrebbero ricavare dal sistema di captazione intorno ai Laboratori deve essere messo a scarico in un corso d’acqua all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Negli ultimi giorni ci sono state delle aperture da parte dei vertici dei Laboratori sul fare finalmente quello che si sarebbe dovuto fare almeno dal 2002: portare via dai Laboratori le sostanze pericolose per l’acquifero. Ma ancora una volta si gioca sui tempi. L’originaria richiesta di farlo entro il 31 dicembre del 2019 è già stata posticipata al 31 dicembre del 2020 nella delibera regionale che ha indicato gli interventi per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso. Quello che dovrebbe essere il normale rispetto della legge continua così ad essere presentato quasi come una concessione da fare non appena sarà possibile… Non è così che si dimostra l’eccellenza di una struttura di livello internazionale. 

L’Osservatorio ribadisce la richiesta ai Laboratori e agli organi competenti, nazionali e regionali, di agire subito per la messa in sicurezza definitiva dell’acquifero del Gran Sasso rispetto a due strutture potenzialmente inquinanti: Laboratori e gallerie autostradali. Ad oggi, infatti, non si registra nessuna reale novità sul piano dell’individuazione dei fondi per gli interventi ritenuti necessari, né tanto meno sui tempi e sulle modalità di avvio dei lavori.