Alla vigilia dei suoi 60 anni, che ricorreranno nel 2021, la Marcia della pace Perugia Assisi ha avviato la campagna per essere riconosciuta come Patrimonio dell'umanità. Ho firmato anche io durante la presentazione della 'Catena umana per la pace e la fraternità' in programma domenica 11 ottobre dalle ore10 alle 14.Marcia trasformata in catena statica per un gesto di grande civiltà e responsabilità per le difficoltà legate alla pandemia, e con le 3000 persone previste che saranno distanziate ciascuna di due metri nel rispetto delle regole sanitarie per unire la città di Aldo Capitinicon quella di San Francesco, anche stando fermi.Ripensata in tempo di Covid - 19 per far sentire ancora di più quanto i legami tra gli uomini debbano essere ripensati nei termini di fratellanza e rispetto, del prendersi cura l'uno dell'altro.Saper pensare e fare la pace attraverso la costruzione di relazioni nuove, attraverso il prendersi cura l'uno dell'altro, perchè non possiamo vivere bene da soli. Questo il pensiero di fondo della Marcia Perugia – Assisi. Servono "relazioni nuove", un "tessuto nuovo" da costruire sulla base della fraternità e servono, oggi più che mai, persone che vogliano impegnarsi in tal senso. Troppi i Paesi del mondo che reclamano la pace, troppe le famiglie in difficoltà, troppi i popoli che non l'hanno mai conosciuta. E non si tratta dell'impegno di un giorno, di una occasione, si tratta invece della sfida del mondo di oggi e la nuova Enciclica, Fratelli tutti, vuole proprio esprimere questo. Una catena umana dunque, perché la Perugia-Assisi è una chiamata all' impegno per la pace e oggi, in tempo di Covid, è ancora più urgente, è ancora più necessario avere dei costruttori di pace. Persone che si assumano la responsabilità di pensare e di fare la pace. Ecco la Perugia - Assisi che faremo oggi in questa domenica 11 di ottobre: una catena umana, una chiamata all'impegno per la pace, che deve risuonare nel cuore e nella testa di tutti perché abbiamo bisogno della pace, anzi rischiamo di perderla, e in tante aree del mondo manca del tutto. Penso alle persone che stanno sotto le bombe in Siria, in Libia, nello Yemen, o in tante parti dell'Africa; penso a quello che sta succedendo in Bielorussia, in Turchia, in Palestina; penso alle grandi violazioni dei diritti umani, ma penso anche a tutte le persone che stanno cercando di avere un presente e un futuro. Penso alle centinaia di miliaia di donne malate in India; penso ad 1 milione di brasiliani aggrediti dal covid in Brasile . A tutti i 70 milioni di migranti che sono ancora in cerca di un po' di pace. E penso alle famiglie nostre che oggi vivono nell'incertezza per via della crisi economica, e della perdita dei posti dei posti di lavoro. Ecco perché è importante esserci.
Oggi, 11 ottobre, il simbolo dell'unità e della fraternità da riallacciare sarà il filo, che ciascuno porterà e che annoderà a quello degli altri, un impegno a restare uniti. Il Papa ci ha regalato la bella immagine di "stare tutti sulla stessa barca" per esprimere il legame che in tempo di pandemia si è proposto con evidenza e dal quale non possiamo prescindere. Domenica saremo distanziati di almeno due metri l'uno dall'altro, ma ognuno è invitato a portare con sé qualcosa, un filo, una corda, una treccia, qualsiasi cosa si possa annodare al filo, alla treccia, alla corda del vicino. E questa metafora del filo che adottiamo è anche un modo per dire che dobbiamo impegnarci a ricostruire delle relazioni nuove. Noi tutti siamo un filo e stiamo bene quando il filo della nostra vita è legato ai tanti fili degli altri, perché non possiamo vivere bene da soli, abbiamo bisogno degli altri. E allora bisogna che questo tessuto nuovo venga costruito attorno all'idea di fraternità . Ecco questo tema della Fratellanza, della sorellanza, della fraternità noi lo riprenderemo perché non può essere soltanto l'occasione di una riflessione di un giorno, ma deve diventare l'impegno di cura dei prossimi dei 10 anni. Per questo vogliamo provare a rimetterci insieme, per riflettere, ragionare e unire tutti i percorsi che si stanno facendo nella direzione della costruzione di una nuova società e di una nuova economia centrata sulla Fratellanza e sulla cura gli uni degli altri e per l'ambiente.In fondo non è nuovo il concetto per il Papa ma è forte il concetto: Fratelli tutti. Che, credo, oggi interpreti la vera sfida che sta davanti a noi. Oggi viviamo in un clima di perenne competizione e questa competizione selvaggia ci sta mettendo gli uni contro gli altri, per cercare di guadagnare di più, di diventare più bravi, più famosi. In un certo senso siamo disposti a qualsiasi cosa contro gli altri pur di raggiungere il nostro obiettivo. E questo sta distruggendo la società, sta distruggendo il pianeta, il mondo, ecco che allora noi dobbiamo sostituire la competizione selvaggia, violenta e distruttiva, con la Fratellanza, con la fraternità, che vuol dire proprio la costruzione della capacità di vivere insieme, riconoscendo la dignità e i diritti di ciascuno. Il prendersi cura, contro la globalizzazione dell'indifferenza. Prendersi cura perché è l'unica strada che abbiamo.
Leo Nodari