È già successo pochi giorni fa in Umbria. Un intermediario aveva cercato, i primi di febbraio, di piazzare delle forniture di vaccino Astrazeneca alla Regione. Un truffa sventata dal Nas dei carabinieri. Un imbroglio, scrive Il Messaggero, che per le forze dell'ordine suona come un campanello d'allarme. L'acquisto del siero anti coronavirus è gestito a livello centrale, l'ipotesi che le regioni le possano comperare in autonomia potrebbe scatenare una corsa all'oro. Insomma si creerebbero quelle condizioni perfette per gli appetiti famelici di speculatori, criminalità organizzata e venditori di prodotti falsi pur di accaparrarsi commesse milionarie. Tant'è che la stessa Astrazeneca, dopo il caso umbro, ha presentato un esposto al fine di denunciare ogni tentativo di assicurare forniture di vaccino anti-Covid al di fuori dei canali governativi ufficiali: «non vi è attualmente - si legge in una nota dell'azienda - alcuna vendita o distribuzione del vaccino al settore privato».
In rete impazzano anche farmaci che promettono cure a chi ha già contratto il covid-19. Si tratta di prodotti sanitari autentici, che si possono utilizzare unicamente negli ospedali, e vengono venduti in rete ai privati. L'impiego, si legge sul Messaggero, di questi prodotti richiede la mano esperta di medici ultra qualificati, anche perché spesso si tratta di farmaci sperimentali. Poi vi è la questione degli integratori miracolosi. Insomma dei preparati capaci di prevenire il covid-19 aumentando la resistenza immunologica. Anche in questo caso si tratterebbe di prodotti fasulli che avrebbero, come effetto collaterale, quello di far abbassare il livello di guardia in chi, assumendoli, potrebbe ritenersi invincibile al coronavirus.