Era un atto previsto, quello delle dimissioni dei rappresentanti del Comune, Elda Forcella, e del rappresentante del socio privato, ovvero lo stesso amministratore deelegato Gavioli, dal consiglio di amministrazione della TeAm. E' successo ieri, provocando di fatto le dimissioni del presidente Ranalli, sul quale come è noto pende sempre il giudizio di inconferibilità dell'Anac (con relativo ricorso al Tar dello stesso Ranalli). Oggi, sarà l'assemblea della Teramo Ambiente a prendere atto della "caduta" del Cda e a nominare una "reggenza", affidando la gestione al collegio sindacale, in attesa del bando per la formazione della nuova governance.
Ovviamente, la notizia non è un "fulmine a ciel sereno" per il Comune di Teramo, anzi: da più parti (e soprattutto tra i banchi della maggioranza) questa naturale decadenza del cda veniva interpretata quale soluzione "pratica" per risolvere il "caso Ranalli". Nelle ore immediatamente successive alle rivelazioni di certastampa, infatti (LEGGILE QUI) non mancò chi, esponente della maggioranza, ebbe modo di evidenziare come, nelle more del provvedimento Anac, esistesse appunto questa soluzione automatica. Il Garante, infatti, aveva concesso tre mesi per sanare la situazione, arrivando più o meno alla fine di agosto, col rischio "accessorio" di dover penalizzare il Sindaco e tutti quelli che hanno votato la nomina di Ranalli, con una interdizione di fatto. Adesso, il problema è risolto. Certo, c'è da capire cosa possa provocare un eventuale pronunciamento del Tar Lazio favorevole a Ranalli, che ha presentato ricorso (LEGGI QUI). Ma di questo, sembrano dire in Comune, ce ne occuperemo se e quando accadrà. Per ora, il fatto certo è che la TeAm non ha più un Cda e che l'avvocato Luca Ranalli non è più presidente.