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“Siamo tutti sulla stessa barca”: è l’espressione che indica che ci troviamo tutti nella stessa situazione difficile e problematica. Ma quel “tutti” rende giustizia al destino dei singoli? L’episodio che più di ogni altro simboleggia i divari tra condizione socio-economica e la speranza di salvarsi è rappresentata dalla vicenda del Titanic. Dei passeggeri di 1° classe si salvarono il 62% e di quelli di 2° classe il 43%. Ma sul Titanic c’era la terza classe, dove i superstiti furono solo il 24%. Questo accadde tra i passeggeri. Tra l’equipaggio andò peggio: i superstiti furono il 20%. Ma tra questi non tutti si salvarono alla stessa maniera: tra vedette, timonieri e marinai scelti la percentuale che si mise in salvo fu pari al 71%. Mentre solo il 7% tra cambusieri, ingrassatori, cuochi e macellai poterono raccontare la loro salvezza. La metafora del Titanic spiega in maniera inequivocabile che più dei geni, più degli stili di vita e dell’ambiente in cui viviamo, c'è un fattore che più degli altri determina la salute e la durata della vita di tutti: questo fattore  è rappresentato dalla condizione socio-economica in cui si vive. Lo svantaggio, in termini di aspettativa di vita delle classi disagiate, è noto da tempo e colpisce le aree dove è alta la concentrazione di persone con basso livello di istruzione e di reddito. Questo significa che a parità di condizione economica l’attesa di vita di chi possiede un titolo di studio inferiore (o addirittura è senza istruzione) rispetto ai laureati, diminuisce le aspettative di vita di due anni. Questo divario si riflette in misura significativa anche sulla longevità attesa e sulla qualità della vita delle persone anziane (anni vissuti senza limitazioni funzionali). Tale divario  tra persone di 65 anni e più (laureati o diplomati) e quelle meno istruite (massimo scuola dell’obbligo)  viene stimata dall’Istat in  5 anni. Per parlare del nostro territorio, nello specifico, da uno studio dello Spi-Cgil di Teramo emerge che nella  Provincia, soprattutto tra le  persone anziane, si registrano i livelli più bassi sia di istruzione che di capacità economiche. A Teramo, spiega il segretario generale dello Spi-Cgil, Giuseppe Oleandro, rispetto agli over 65enni ci sono in percentuali il doppio di analfabeti rispetto all’Aquila. I teramani che arrivano a laurearsi, inoltre, sono di meno del resto degli abruzzesi. Sul fronte economico, i dati forniti di recente dalla Cgil provinciale non lasciano dubbi:  “Il valore patrimoniale delle famiglie teramane,  pari a 257.000 euro, è il più basso d’Abruzzo. Del resto il reddito disponibile pro capite è pari a 13.748 euro, a fronte di una media regionale superiore a 15 mila euro. Negli ultimi quattro anni - ha affermato il segretario generale della Cgil di Teramo, Alberto Di Dario - sono precipitate in condizioni di povertà relativa più di 6.000 nuclei famigliari. Non è un caso, ha aggiunto il segretario dello Spi, che il reddito medio pensionistico, (631 euro mensili lordi, è il più basso della Regione. La relazione che nella provincia esiste tra bassi livelli di istruzione e disuguaglianze economiche  determinano condizioni di salute peggiori, soprattutto tra le persone anziane. Infatti - continua Giuseppe Oleandro - tra le persone con basso livello di istruzione la possibilità di vivere in cattiva salute è quadruplicata (30% contro 7%) rispetto a quanti hanno conseguito la laurea. Inoltre tra le persone senza difficoltà economiche l’11% è a rischio di vivere con limitazioni funzionali e in cattiva salute, mentre tra chi vive in condizioni di disagio economico tale percentuale sale al 36%. Questo non fa che acuire i livelli di disuguaglianze e di ingiustizia sociale che la crisi economica sta producendo anche grazie ad un arretramento dei livelli di protezione sociale che stanno scaricando sui cittadini e le famiglie  i costi della protezione sociale e dell’istruzione. Lo Spi di Teramo, unitamente alla Camera del lavoro, denuncia dunque con crescente preoccupazione i segnali di una vera e propria emergenza sociale che coinvolge strati sempre più vasti della popolazione, soprattutto quella anziana, che stentano a mantenere condizioni di vita dignitose. E’ per queste ragioni che Giuseppe Oleandro e Mariano Santori, della segreteria provinciale dello Spi di Teramo, sollecitano interventi (ad ogni livello) capaci di coniugare le politiche per il lavoro con le politiche di protezione sociale e l’equità fiscale, anche con interventi finalizzati alla redistribuzione  del reddito.