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dai TIFOSI TERAMANI riceviamo e pubblichiamo A seguito delle vicende giudiziarie evidenziatesi sino ad oggi in ambito sportivo ed a quanto concretizzatosi in ambito processuale nei riguardi della Società Teramo Calcio, sarebbe opportuno precisare alcune cose indefettibili al fine di comprendere bene il reale andamento degli eventi. Sia l'indagine inerente alla presunta combine della gara Savona-Teramo che il processo di primo grado conclusosi alcuni giorni fa, hanno evidenziato un inconsueto e davvero incomprensibile accanimento giudiziario, fuori da ogni logica strettamente giuridica prima ancora che comune, teso a mortificare il titolo sportivo meritatamente conquistato dal sodalizio teramano sul campo nella scorsa stagione ed inerente alla fresca serie B. I tifosi del Teramo vogliono che sia fatta chiarezza e giustizia sui fatti incriminati ed oggetto di indagine, ma pretendono che eventuali sanzioni siano proporzionate alla gravità dei fatti acclarati a mezzo di elementi seri di riscontro probatorio e non deliberate in maniera abnorme e senza alcun serio e diretto riferimento a quanto emerso in sede di giudizio e di dibattimento. Circa la presunta combine, mai in realtà provata circa gli atleti coinvolti rimasti a tutt'oggi non identificati e le somme investite, va detto che nessuna responsabilità della Società Teramo Calcio è emersa in relazione ad una diretta partecipazione alla stessa combine del presidente Luciano Campitelli, il quale anzi in sede di dibattimento ed a mezzo dei propri avvocati è riuscito a dimostrare, nei singoli e specifici addebiti sollevati dalla Procura Federale, la propria totale e completa estraneità ai fatti contestati. Non è lecito, pur nella considerazione del carattere generalmente inquisitorio del processo sportivo e dell'inversione dell'onere della prova che lo contraddistingue, condannare una Società ed il suo presidente a sanzioni del tutto inique e ciò sulla base di generiche congetture o presupposizioni degli organi giudicanti completamente disancorate dalla realtà dei fatti e prive di alcun serio elemento oggettivo e concreto di riscontro probatorio. Condannare il Teramo Calcio alla serie D e privarlo di un titolo sportivo come quello della serie B, conquistato con indiscussi meriti del campo per la prima volta nella storia della compagine, significa indebitamente mortificare una intera comunità teramana che merita, al contrario, di essere trattata con rispetto e pur nella convinzione che si debba fare giustizia e non "politico giustizialismo". Lungi dall'addentrarsi in argomentazioni strettamente giuridiche e ciò per evidente rispetto ai difensori della Teramo Calcio che sapranno adeguatamente tutelare la Società in ogni sede, compresa quella legale, si manifesta con la presente nota il più assoluto e profondo disappunto dei tifosi tutti per una decisione in primo grado del giudice sportivo che ha condannato il Teramo Calcio per una fantomatica responsabilità diretta a mezzo della partecipazione attiva alla combine del proprio presidente, quando di tale responsabilità non vi è traccia alcuna in tutti gli elementi che sono confluiti nel giudizio e considerando che le sanzioni inflitte sono derivate da apodittiche, libere e del tutto indimostrabili interpretazioni dei fatti operate dell'organo giudicante. Auspicando che il Teramo Calcio possa fruire nel grado di appello di una sentenza realmente ancorata a criteri di equità e giustizia tenendo conto unicamente delle risultanze processuali emerse, con motivazioni che vogliano riconoscere in verità la totale estraneità del presidente Campitelli ai fatti contestati e sulla base di quanto dalla difesa ampiamente dimostrato già in primo grado a livello strettamente probatorio, i tifosi del Teramo preannunciano che non saranno ammesse punizioni esemplari che vogliano unicamente fare del Teramo Calcio un capro espiatorio nell'epoca in cui si desidererebbe moralizzare il fenomeno inquinato del calcio depennando in maniera esemplare alcune società e chiudendo gli occhi sul marcio altrove realmente emerso con miti condanne, perché già questo modo di operare che tutto è salvo che giustizia è stato abbondantemente condannato dalle più importanti testate giornalistiche nazionali e non sarà sicuramente tollerato dalla città di Teramo e dai teramani tutti. Teramo ha meritato sportivamente la sua serie B conquistata sul campo ed ha dimostrato anche a livello processuale la totale estraneità del proprio presidente Luciano Campitelli in ordine alla partecipazione alla presunta combine Savona-Teramo che gli è stata indebitamente attribuita, Teramo chiede giustizia e non intende essere ulteriormente vilipesa ed oltraggiata da decisioni che nulla hanno a che fare con la giustizia stessa quando le stesse non rispondono dei fatti emersi a livello di giudizio ma si basano unicamente su suggestive ipotesi accusatorie che intenderebbero, senza alcuna equità, eliminare una città ed una gloriosa società sportiva con 102 anni di storia dalla cartina del calcio italiano. A questo gioco al massacro l'intera comunità teramana saprà, se del caso, rispondere in tutte le sedi ed in tutti gli ambiti legalmente consentiti, facendo valere adeguatamente le proprie ragioni e dimostrando che non è lecito giocare con un sentimento e con un valore acquisito. In maniera molto incisiva, gli antichi giuristi latini parlavano di "summum ius, summa iniuria" a rappresentare la finta applicazione di un diritto esistente che sottintendeva, nella realtà' dei fatti, l'indebita mortificazione di tutele e di rispetto alle persone sottoposte a giudizio. Nel caso dell'intero processo finora condotto ed inerente alla presunta e mai provata combine Savona-Teramo, i tifosi teramani hanno percepito chiaro che persino il "summum ius" è' fuggito via ed è' rimasta unicamente la "summa iniuria" ad indicare un disgusto verso la mannaia di un carnefice medievale da Santa Inquisizione travestito con le sembianze di un giudice sportivo, questo è' davvero elemento tristissimo e non ulteriormente sopportabile da parte di tifosi che non hanno le fette di prosciutto a foderare gli occhi!