Un'azione ad ampio raggio, che coinvolge sanità, scuola, famiglie, mondo dello sport e forze dell'ordine, per limitare la diffusione e l'utilizzo di sostanze psicoattive tra i più giovani. Fenomeni che, nel periodo di emergenza pandemica, hanno assunto dimensioni sempre più preoccupanti. E' lo scopo del nuovo protocollo operativo, approvato dalla Giunta regionale abruzzese, su proposta dell'assessore alla Salute, Nicoletta Verì.
"Il disagio psicologico conseguente alla pandemia - sottolinea l'assessore - ha accentuato il fenomeno di abuso di sostanze e di alcool specie tra i giovani, con una diffusione che registra aumenti in fasce di età sempre più basse. Le misure di lockdown hanno inoltre incrementato l'acquisto on line di queste sostanze, molte delle quali sconosciute e altamente nocive per la salute. Non è un caso che, a livello nazionale, tra l'estate e l'autunno del 2020 si sia registrato un raddoppio dei casi di intossicazione tra i ragazzi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente".
"Indispensabile, dunque - osserva Verì - mettere a punto un documento organico per affrontare in modo compiuto la situazione, con l'indicazione di strumenti e procedure elaborati da uno specifico gruppo tecnico del Dipartimento regionale Sanità".
Nel 2019 (ultimo dato disponibile) i ricoveri per cause correlate all'uso di droghe in Abruzzo sono stati 187 nella fascia di popolazione con età inferiore a 34 anni, con un'incidenza di 44.2 su 100mila abitanti e una prevalenza di pazienti maschi (oltre il 73 per cento del totale). Sempre nel 2019, il rapporto Espad del Cnr, ha evidenziato come il 34.4% di ragazzi abruzzesi tra i 15 e i 19 anni abbia ammesso di aver fatto uso di almeno una sostanza illegale (oppiacei, cocaina, stimolanti, allucinogeni o cannabis) nel corso della propria vita.
Per affrontare in modo efficace la diffusione delle nuove droghe, sarà promossa un'intensificazione nello scambio di informazioni sia tra le diverse articolazioni della pubblica amministrazione (a partire dai sequestri eseguiti dalle forze di polizia, fino ad episodi rilevati in ambito scolastico o segnalati dai medici di medicina generale e dai pediatri), fino a coinvolgere il mondo dello sport e degli altri ambienti frequentati dai giovani. Questo permetterà, nel rispetto della normativa e degli aspetti legati alla privacy, di programmare iniziative di informazione e sensibilizzazione sul territorio, finalizzate a realizzare azioni di monitoraggio, controllo e contrasto della diffusione di queste sostanze, da portare avanti non solo con gli attori istituzionali (come i Serd delle Asl), ma in collaborazione proprio con la scuola e lo sport, così da intercettare ampie fasce di popolazione.