Hanno scoperto casualmente che nel pomeriggio sarebbe arrivato in azienda l'assessore regionale Pietro Quaresimale e, in pochissimo, sono riusciti ad organizzarsi (due ore di scopero per gli 8 in servizio) per farsi trovare anche loro. Loro sono i lavoratori della Betafence e ieri alle 16 si sono ritrovati in presidio davanti ai cancelli d'ingresso della "loro" azienda, a Tortoreto, perchè quella riunione annunciata dallo stesso assessore con la sola proprietà dell'azienda non è mai scesa giù. Perchè se si parla dei problemi di un'azienda solo con l'azienda, non va bene. "Noi contiamo, noi dobbiamo dire la nostra" ripetono i dipendenti di una Betafence che ha già annunciato oltre 60 esuberi. L'assessore Quaresimale non si è sottratto al confronto, dopo la riunione coi vertici si è fermato tra i lavoratori e ha annunciato un tavolo per il 24 maggio. A questo tavolo, stavolta, ci saranno anche le parti sociali con i rappresentanti sindacali Fiom Cgil, Uilm Uil e Fim Cisl che, nel fine settimana,avevano denunciato la scorrettezza della Regione. Non solo. Sul tavolo c'è da capire perchè, nonostante il lavoro ci sia, la Betafence tiene impianti fermi e macchinari funzionanti al 20%. Il presidio è la testimonianza, l'ennesima, che i lavoratori ci sono e credono fermamente che ci sia una prospettiva completamente diversa per loro e per l'azienda stessa. La formazione, garantita coi fondi pubblici, dalla Regione Abruzzo non è la soluzione, ribadisono lavoratori e sindacati. Il 24 maggio, al tavolo in Regione, si capirà meglio (forse) quale destino è stato deciso.
Sindacati e Rsu, in serata, hanno diffuso questa nota:
Stamattina gli operatori in turno sono stati rimandati a casa perché non era possibile svolgere attività lavorativa a causa della mancanza del filo. Esito di una scelta, quella di chiudere “Trafile” e “forno zincatura filo”, che ci ha trovati sempre contrariati, e che provocherà a caduta una serie di pesanti conseguenze sia per le maestranze che per il sito. La decisione di dismettere la produzione di filo, costringe la Betafence ad acquistarlo in Bulgaria, con pagamento anticipato, ad un prezzo peraltro maggiore rispetto a quello che avrebbe speso nel produrlo, in un momento storico in cui costi spropositati ed enormi ritardi sui trasporti sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre, il ritardo dell’arrivo del filo dalla Bulgaria comporterà ritardi conseguenti nella consegna che avrà delle penali economiche e magari ripercussioni su progetti importanti e vitali per il sito di Tortoreto. Dalle maestranze in turno, è stato responsabilmente proposto alla governance di riaccendere le trafile e forno zincatura per poter produrre il filo e sopperire alla mancanza, evitando di rimandare a casa gli operatori, ma è stato categoricamente risposto che era impensabile. È inaccettabile che questa scellerata gestione venga scaricata sui lavoratori, in termini di (dis)organizzazione del lavoro e di salario per via dell’utilizzo confuso, per non dire altro, del contratto di solidarietà. I prodotti e le produzioni della Betafence dovrebbero in questo contesto e per stagionalità proliferare, come fanno le aziende competitor, invece a Tortoreto c’è solo desolazione. Una sola macchina in funzione: nessuna saldatrice, solo una pressa. E questo sarebbe il piano industriale con l’utilizzo di risorse della collettività? Proclamiamo sin da ora lo stato di agitazione, preannunciando che porremo in essere tutte le iniziative ritenute necessarie.