Pur comprendendo le preoccupazioni espresse in una nota dai sindacati ma nella logica di voler essere costruttivi, occorre fare il punto della situazione sia per quanto riguarda il futuro della Casa di riposo “G. De Benedictis” per la quale non c’è alcun rischio di chiusura, sia della Asp1. Una nota, quella delle sigle sindacali, che spiazza per la tempistica scelta e amareggia per l’approssimazione dei contenuti. I piani di rientro e rilancio messi a punto in questi mesi, dalla mia nomina a Commissario straordinario il 22 dicembre scorso, vanno avanti pur se attesi da necessari passaggi. L’Asp1 è viva, e dopo due mesi di lavoro serrato e certosino ora può contare su una identità di azienda e non è più in statica attesa di assistenzialismo da parte della Regione che viene, invece, sensibilizzata a supportarne il cambio di passo. Tutto questo a differenza del passato, quando non si poteva contare né su progetti per sanarne l’esposizione debitoria accumulata né per raggiungere il pareggio di bilancio. Oggi c’è - ed è scritta nel piano - una progettualità per permettere alla “De Benedictis” di rientrare del debito e garantirle vitalità: questo necessita però di uno sforzo culturale che faccia uscire dall’idea - cristallizzata e oramai insostenibile - delle Case di riposo come in questi anni le abbiamo conosciute. Per questo risulta poco comprensibile il documento diffuso dai sindacati senza neppure attendere l’incontro convocato per oggi: se non avessero giocato di anticipo, forse ora non direbbero quello che hanno detto ieri. Tra l’altro, non si comprende da dove provenga il dato - citato nella nota - degli 8 milioni di euro di debiti, posto che l’ultimo Bilancio approvato, nel 2019, certifica 9,8 milioni di euro. Così come è oggettivo che l’attuale debito da 12 milioni di euro si sia stratificato negli anni, che non esista una bacchetta magica per azzerarlo e per il quale - nella relazione messa a punto - ci si richiama a competenze e responsabilità. Un lavoro che è poi quello chiesto al Commissario e cioè quantificare il debito proiettando l’Asp1 in una dimensione di azienda, non più problema ma risorsa: non è, quindi, un’azienda che chiude per debiti ma un’azienda a cui sono state date prospettive concrete, così come riporta il piano presentato - informalmente - anche agli stessi sindacati. Piano che prevede, dopo il raggiungimento del pareggio di bilancio, significative economie finalizzate a che l’azienda, nel tempo, possa sanare la posizione debitoria. Tra l’altro contestualmente il valore dell’attuale patrimonio immobiliare della Asp1 si raddoppierà attestandosi tra i 100 e i 120 milioni di euro. In quanto alla Regione, ha compreso il cambio di passo e il confronto procede con la Asl, con gli uffici del Sociale e della Sanità dai quali c’è tutta la disponibilità a risolvere il problema. Da qui il “grazie” al Presidente, agli assessori più direttamente coinvolti, a dirigenti e uffici, oltre che ai consiglieri espressione del territorio. Abbiamo infatti portato avanti riunioni periodiche di un percorso che è arrivato a conclusione e che si è incentrato sull’adeguamento o rivisitazione delle tariffe che oggi ci vengono riconosciute, così come si sta lavorando all’autorizzazione di quei 35 nuovi posti letto in attesa di procedere con il relativo bando. In quanto all’atteso contributo europeo di circa 2,5 milioni di euro (che non è stato neppure riportato nel piano in quanto si tratta di risorse assegnate per coprire le maggiori spese sostenute durante l’emergenza Covid 19) ci sono state sollevate delle eccezioni relative ad alcune problematiche. E anche su questo, sempre nel rispetto dei parametri normativi, si sta lavorando.
Roberto Canzio
Commissario straordinario Asp1 Teramo