Nessuna porta chiusa arginerà la nostra rabbia
La settimana scorsa c'è stato il rinvio a giudizio per il processo a Ciarrocchi. L'avvocato della difesa, Tommaso Navarra, ha richiesto che il processo si svolgesse a porte chiuse. Abbiamo affrontato sin da subito questa vicenda, solidarizzando con la ragazza che, nonostante abbia trovato il coraggio di denunciare, si è trovata a subire una seconda colpevolizzazione dalla comunità che ha subito empatizzato con il presunto aggressore. In continuità con le lotte delle compagne che, già negli anni '70, avevano riconosciuto l'importanza di un processo pubblico, oggi noi ci sentiamo di ribadirne il valore, e lo facciamo perché di fronte a questo tentativo di isolare nuovamente la vittima non possiamo restare a guardare in silenzio. Sappiamo benissimo che una donna che denuncia compie un profondo atto di coraggio e abbiamo visto che la risposta collettiva è stata la mistificazione, l'ingiuria, la totale mancanza di ascolto. Un processo a porte chiuse è l'ennesima dimostrazione che si ritiene più importante difendere la posizione dell'accusato, peraltro un noto uomo di potere, piuttosto che dare voce a chi, a prescindere da come andrà il processo, trova il coraggio di denunciare. È questa l'ennesima dimostrazione di un potere patriarcale che protegge se stesso e opprime la vittima ponendola in una posizione di isolamento e silenzio. Siamo stanchə di questa narrazione tossica della violenza, di questa cultura dello stupro che violenta ulteriormente. Nessunə viene lasciatə solə. Nessuna porta chiusa potrà mai arginare la nostra rabbia! Ci siamo state, ci siamo, ci saremo!
Collettivo Malelingue
Teramo