Come diceva su TV 3 Lubrano, ci sono delle domande che sorgono spontanee. A me ne sorge una riguardo ad un imprenditore non di grande, ma di grandissimo successo, Franco Iachini, sulle cui imprese, sono certo, se Omero e Virgilio fossero ancora vivi, scriverebbero un poema da affiancare all’Iliade e all’Eneide, magari con il titolo Iachineide. Partito come ingegnere elettronico di belle speranze, con specializzazione in telecomunicazioni, laureato al Politecnico delle Marche, e politicamente come assistente porta-agenda di un politico teramano, Lino Nisii, quando questi era il più potente tra i potenti, Iachini, dopo essere passato al vaglio dell’Arma dei Carabinieri come ufficiale di complemento, da imprenditore nel tempo ha messo in mostra capacità notevolissime, che lo hanno visto a capo di tutta una serie di società a cavallo tra l’immobiliare, la realizzazione di software e l’assistenza alle imprese e la pubblica amministrazione, tra l’Abruzzo e la Calabria. Nel 2014 fondò la Infomobility.it, spin-off della Infosat, a Sant’Atto, azienda che si occupava di “geointelligenza”, tecnologia informatica, digitale e di rete applicata alla domotica, all’organizzazione aziendale e al ramo salute/assicurativo, con una serie di brevetti internazionali che hanno reso appetibile una piccola azienda di provincia fino a farla rilevare da un colosso mondiale degli investimenti.
Dal 2018 l’ingegner Franco Iachini prese a dimostrare un grande interesse all’investimento delle sue ingenti risorse, frutto del suo indiscutibile ingegno, e il 5 dicembre di quell’anno la stampa informava che aveva depositato un’offerta d’acquisto al Tribunale di Venezia per rilevare il 49% delle quote societarie di Teramo Ambiente (TeAm), detenute dalla società Enertech (fallimento). Iachini dichiara che intende investire nella Teramo Ambiente, per salvarla dallo stato in cui si trova dopo anni di controllo pubblico. L’idea di Iachini, era, a suo dire, riportare la TeAm ad essere una società mista ad indirizzo pubblico, ma a gestione privata, convinto che anche l’Amministrazione Pubblica teramana ed in particolare il sindaco avrebbe avuto modo di valutare ed apprezzare la proposta come via possibile di salvataggio, con reciproco beneficio, per le casse del Comune e per il privato. L’offerta, che sarebbe stata affidata alla valutazione del curatore fallimentare Marco Basaglia, veniva resa pubblica nel corso dell’assemblea dei soci del 30 novembre, davanti al sindaco D’Alberto, il presidente Bozzelli e l’Ad Pelagatti. L’iniziativa di Iachini rientrava tra i vari investimenti che diceva di avere in programma, in Italia e all’estero, e rappresentava una sfida imprenditoriale, nella convinzione di poter innovare da un punto di vista tecnologico e dei servizi grazie ad un rilancio complessivo in grado di generare valore per tutti, dipendenti compresi grazie alle competenze maturate nel tempo nel corso delle numerose iniziative imprenditoriali che lo hanno visto protagonista.
Iachini, in una intervista al quotidiano La Città parlava di un settore, quello dell’igiene urbana, dalle grandi potenzialità e di un debito, quello che il Comune vantava nei confronti della TeAm, che frenava la società in termini operativi, ma che andava ristrutturato. Egli voleva investire in questo settore al fine di acquisire, mediante fondi privati, maggiore credibilità sul mercato e favorire nuovi investimenti. Intendeva, comunque, puntare in futuro sulla comunità teramana, nei cui confronti si proponeva come investitore, ma anche come benefattore. Investimenti nel settore dello smaltimento dei rifiuti non ne fece poi, ma ne fece altri, nel mondo del calcio, in quello televisivo e in quello della ristorazione.
Imprenditore scaltro, a suo dire lungimirante e proiettato nel futuro, era uscito indenne e senza scalfitture dalla giungla del mondo bancario sammarinese, popolato di massoni anche illustri, intrecciato da cappucci e mattoni, e nel dire estranea la banca di cui era presidente, la Sm International Bank, Franco lachini, che aveva rilevato la Banca del Titano a fine 2007, il 29 giugno 2010, in un’intervista prendeva le distanze dall’indagine della procura di Roma su un elenco di italiani (tra cui una quarantina di abruzzesi) con conti a San Marino, dicendo che la «sua» banca non aveva niente a vedere con quell’inchiesta e dichiarava: “Noi siamo una piccola banca acquistata da italiani che hanno comprato la Banca del Titano dallo Stato di San Marino, in modo trasparente e lecito, investendo importanti capitali per rilanciare l’istituto e fare attività, lecite, utilizzando e rispettando i regolamenti nazionali e internazionali, siamo stati i primi ad adottare la normativa antiriciclaggio. L’unica verifica subita è stata quella fatta su tutte le banche della repubblica, relativamente ai rapporti della Smi, Poi nulla: se fossimo stati coinvolti avremmo avuto altre verifiche, perquisizioni. Invece no”. Iachini spiegava efficacemente come mai San Marino Investimenti del conte Pasquini fosse stata azionista al 90% della sua “banca” e lo fosse ancora al 10% anche successivamente alla data del 16 maggio 2010, ma senza che la “sua” banca fosse stata mai coinvolta in alcuna indagine della magistratura.
Come si vede, quindi, l’ing. Franco Iachini andava considerato un imprenditore illuminato, illuminante, avveduto e assai abile. Ecco, perciò, perché sorge spontanea la domanda: come è finito nel pantano del calcio teramano, che ha contribuito a far cadere nel baratro della perdita del professionismo e nell’inferno del dilettantismo? Da questa prima domanda spontanea sorge tutta una serie di altre domande spontanee, subordinate alla prima. Come ha fatto un imprenditore così scaltro e di tanto successo a investire nel calcio, tra quote societarie e gestione dello stadio, quasi dieci milioni di euro ricavandone quasi nessun profitto, anzi l’effetto di essere diventato in appena tre anni l’uomo più esecrato e odiato dello sport a Teramo, tanto da non potersi permettere di uscire a cena la sera senza rischiare che arrivi qualche esagitato a dirgliene o a dargliene quattro, esercitando una ingiustificata violenza verbale o fisica, ma facendolo comunque? Nessuno lo aveva avvertito che investire nel calcio porta ad uscire dall’anonimato, ma proietta in un mondo nel quale il successo e l’insuccesso dipendono dall’altalena dei risultati e lui è riuscito ad avere il peggiore risultato possibile, cioè buttare una storia centenaria in una pattumiera? Eppure aveva due amici che potevano consigliarlo e spiegargli le caratteristiche uniche e peculiari del mondo del calcio, essendone esperti un avvocato che è stato arbitro ad ottimi livelli, e un dottore commercialista che è stato anche a fianco di un presidente di calcio, Romy Malavolta. I due amici non lo hanno saputo consigliare o lo hanno fatto e hanno trovato orecchie da mercante o un alunno poco propenso a stare attento alle lezioni e a impararle? Le domande spontanee si susseguono senza tregua. Come ha potuto fare un imprenditore di successo e di grandi capacità come Iachini a fidarsi dei fratelli Ciaccia, sui quali bastava fare una ricerca su Google per sapere che erano all’attenzione di procure e guardie di finanza, che uno dei due era stato deferito dalla FIGC e che non era perciò prudente cedere a loro la maggioranza delle quote della Teramo calcio? Da presidente di banca, certamente sarà ricorso chi sa quante volte alla valutazione dei rischi nella concessione di fidi bancari, è possibile che da presidente di una società calcistica, nel volersene liberare, non abbia valutato i rischi nel cederne le redini a soggetti estranei al mondo imprenditoriale ed economico teramano e già attenzionati? Come è possibile che un imprenditore tanto di successo e così scaltro abbia investito così tanto nell’assumere la gestione di uno stadio non prendendo in considerazione che un PEF di durata secolare e tutto sbilanciato a discapito dell’interesse pubblico era tanto innovativo da richiedere un nuovo bando pubblico? Come è possibile che si sia fidato di promesse fattegli da politici, se gli sono state fatte, o che abbia creduto che fossero promesse quelle che non lo erano, scambiando così aspirazioni e illusioni per credute e supposte promesse? Come è possibile che un così avveduto e scaltro imprenditore non si sia reso conto che stava mettendosi contro tutti e restando isolato e, quindi, mettendo a rischio qualsiasi altra intrapresa e qualsiasi altro investimento in altri campi? Odiato da tutti, come potrà sperare che possa avere successo una sua iniziativa nel campo della ristorazione? Chi sarà disposto ad entrare in un ristorante anche solo vagamente riferito ad una sua proprietà? Come non sapere che uno stadio senza una squadra che possa spendere tanto da giocarci e senza niente altro da farci, nemmeno vederci crescere l’erba o pascolare le pecore - essendo l’erba in sintetico - non frutta nulla e non dà alcun profitto?
Insomma le tante domande spontanee che sorgono nella Iachineide possibile fanno venire molte perplessità. Qualcosa non quadra. I conti non tornano, soprattutto per chi ha investito tanto e si ritrova con un pugno di mosche in mano. Anche nel campo televisivo, un altro campo nel quale i profitti sono sempre scarsi se le cose si fanno come si devono fare, Iachini ha investito e subito disinvestito, procacciandosi risentimenti e rancori da parte di chi è stato vittima del disinvestimento e si è ritrovato improvvisamente, dall’oggi al domani, e senza essere avvertito, in braghe di tela. Bastano campi di padel da costruire chi sa quando e chi sa dove per giustificare investimenti e confermare l’intuito e la lungimiranza di un avveduto imprenditore? Basta costruire chi sa quando e chi sa dove un albergo per poter sperare di vederlo frequentato da avventori, solo da forestieri, perché mai un teramano ci metterebbe piedi? Basta acquisire aree e terreni e immobili con l’intento di rivendere ricavandone un utile, ma in un contesto di generale avversione tanto da far storcere il muso e turarsi il naso a chiunque ne senta anche solo pronunciare il nome? Se oggi il Teramo Calcio è un morto che cammina e vale zero, quanto vale il 40% (questa la percentuale delle quote societarie conservate) di zero? Perché non è stata pagata l’Iva arretrata, il cui mancato pagamento è stato il motivo unico, vero e determinante dell’esclusione del Teramo Calcio dal professionismo?
Sono domande, queste, a cui è difficile dare risposte. Di averne alcune, tuttavia, gli sportivi e i tifosi teramani avrebbero il diritto e anche il diritto di non esserne privati, anzi essi avvertono il diritto e il dovere di averle e di conoscere la verità. Che cosa è veramente accaduto? Che cosa si voleva veramente fare impegnandosi nel calcio? Il calcio teramano è stato considerato un fine o un mezzo per perseguire altri fini? Ma quali fini? Nessuno lo sa e invece si dovrebbe saperlo. Tutti i teramani ne hanno il diritto. Non può sfuggire la gravità di quanto è accaduto, non può sfuggire nemmeno la gravità delle colpe e delle responsabilità di quanti hanno fatto sì che accadesse o non ha fatto nulla per evitare che accadesse.
Elso Simone Serpentini