"Cosa accadrebbe nel nostro Paese, nel caso di razionamento delle forniture da parte dei maggiori produttori di petrolio e gas? Rischieremmo, forse, di scivolare nel pieno conflitto sociale interno o saremmo nella condizione estrema di svendere il patrimonio pubblico e le nostre risorse naturali all'alleato più incline a tirarci fuori da tale situazione”?
A leggerla oggi, questa domanda… è una non - domanda, perché quella che poteva sembrare la descrizione di uno scenario di fantapolitica, un’ipotesi da accademia, è oggi cronaca da prima pagina, anzi: l’orizzonte possibile del nostro vivere quotidiano.
Quello che ne fa, però, una domanda meritevole di interesse, non è solo la sua straordinaria attualità, ma il fatto che se la poneva, quattro anni fa, un sociologo teramano, specializzato nell’analisi dei meccanismi dell’intelligence, in un libro che compare oggi sul sito dei Servizi segreti italiani. Queli libro, si intitola "Guerre economiche e servizi di intelligence”, è uscito per i tipi delle edizioni Kimerik e lo firma Gianni Di Giacomantonio. Un libro che anticipa, con straordinaria lucidità, quella che oggi è la delicatissima condizionee del nostro Paese.
"La guerra energetica è la principale dei conflitti mondiali in atto. Soprattutto, per nazioni come l'Italia, che importa circa il 76 % del proprio fabbisogno energetico, in un contesto che fatica a superare la propria condizione di dipendenza - scrive Di Giacomantonio a pagina 103 - La questione appare la più strategica, in termini di sicurezza nazionale e protezione del sistema paese.”
Quattro anni dopo, a raccontare gli scenari che Di Giacomantonio prefigurava, sono i cronisti, che affidano alle cronache la narrazione preoccupata di una Nazione che si prepara a vivere un inverno al freddo e con pochi soldi in tasca.
Quello che accadrà, è il futuro immediato con il quale dovremo confrontarci, facendo i conti (e non solo in senso metaforico) con una serie di incubi collettivi: il prezzo dell'energia si triplicherà e una gran parte delle famiglie italiane conoscerà, probabilmente, situazioni sino ad ora sconosciute.
Eppure, gli analisti, tra cui il nostro concittadino Gianni Di Giacomantonio, avevano previsto tutto. Anche le soluzioni. E quelle soluzioni sono, spiega l’analista teramano a pagina 106, le centrali nucleari. In Europa ci sono 148 centrali nucleari. In Italia, zero. Proprio mentre l'Italia ospita, sul proprio suolo, 70 delle 180 testate nucleari USA.
Ed ecco, allora, che tra le pieghe di questa crisi energetica, tra le scuciture fin troppo aperte di una politica fin troppo spesso ipocritamente ambientalista, ma sicuramente fallimentare, l’Italia si ritrova a non avere un’energia nucleare, ma tutti i rischi di un nucleare bellico.
Se fossimo in un Paese adulto, laddove per “adulto” intendiamo la capacità di trasformare gli errori in opportunità, questa vicenda ci insegnerebbe tantissimo. Non solo nella programmazione di una almeno parziale autosufficienza energetica, ma soprattutto nella valutazione dell’apporto culturale, sociale e politico che può venire da chi è in grado di intuire il futuro.
Perché Gianni Di Giacomantonio e altri analisti come lui, avevano previsto tutto.
La politica no.
Come spesso accade nel Belpaese.
Paese eternamente adolescente.
E, in quanto tale, pericolosamente immaturo.