La prossima seduta della Commissione d'inchiesta sull'emergenza idrica in Abruzzo si svolgerà mercoledì 12 ottobre. Questo è quanto emerso nell'organizzazione dei lavori in Consiglio regionale, con le giornate di mercoledì che verranno dedicate ai lavori di Commissione.
“Tra le motivazioni che mi hanno spinta a richiedere l'istituzione di questa Commissione – commenta ilPresidente della Commissione d'inchiesta sull'emergenza idrica Sara Marcozzi – c'è la necessità di aprire un collegamento diretto che unisca tutte le parti in causa sul ciclo dell'acqua. Penso alle società di gestione, che nelle prossime settimane saranno ascoltate in aula, all'Ersi, l'Ente regionale per il Servizio Idrico Integrato dell'Abruzzo, e ai cittadini”.
“Per questo è stato predisposto l'indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. al quale Comitati e Associazioni potranno inoltrare richiesta di audizione, e gli abruzzesi raccontare le criticità più gravi, che saranno conseguentemente segnalate alle autorità con potere di intervento sul territorio”.
“Già dalla prima seduta dei lavori di Commissione – prosegue Marcozzi – abbiamo compreso la necessità di fare chiarezza su molti aspetti che riguardano il ciclo idrico in Abruzzo. Le modalità con cui si svilupperà il lavoro della Commissione sono state esposte e condivise col resto dei Commissari. Siamo partiti con una prima analisi completa del contesto regionale, che proseguirà nelle prossime sedute. Passeremo quindi a un focus sulle problematiche più gravi e urgenti da risolvere, per poi proporre soluzioni che siano percorribili, lasciando in eredità un documento a Regione Abruzzo da cui ripartire per intervenire in maniera definitiva sul ciclo idrico”.
“La direzione è stata tracciata, e con l'unità di intenti emersa nella prima seduta potremo portare avanti con ordine i lavori della Commissione. Lo scopo che ci siamo posti, da qui a sei mesi, deve unirci tutti: dobbiamo fare in modo che l’acqua, in Abruzzo, non sia più un problema e diventi finalmente una risorsa. Restando in mano pubblica”, conclude Marcozzi.