Può mai essere una colpa essere rimasti a dormire in casa nonostante le scosse, casa poi sbriciolatasi per via del terremoto arrivato alle 3.32 del 6 aprile 2009? Lascia sgomenti i familiari delle giovani vittime di quel crollo un passaggio della sentenza in sede civile del Tribunale dell'Aquila riferita al crollo di uno stabile in centro a L'Aquila in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive. A darne notizia sono i quotidiani 'Il Centro' e l'edizione abruzzese de 'Il Messaggero' e ripresa dall'agenzia Ansa. A pagina 16 della sentenza si legge: "E' fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30 per cento", ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito. La sentenza del Tribunale civile riguarda solo alcune delle 24 vittime. Dopo la tragedia, gli eredi dei decedutI avevano citato in giudizio (per milioni di euro) sia i ministeri dell'Interno e delle Infrastrutture e Trasporti per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile nei mancati controlli durante la costruzione; sia il Comune dell'Aquila per responsabilità analoghe e le eredi del costruttore (nel frattempo deceduto). Il Tribunale, ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime ricorrenti pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dopo la seconda scossa (ci furono due forti scosse, una verso le 23 e una verso l'una di notte, prima di quella devastante delle 3.32); ha condannato i Ministeri dell'Interno e delle Infrastrutture (15% responsabilità ciascuno) e le eredi del costruttore (40% di responsabilità), mentre ha respinto le domande nei confronti del Comune.