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Non si può rimanere indifferenti alla disperazione di quella madre, che è ogni madre.

Cristo per noi nati in questa terra è una esperienza imprescindibile; ma quello di Cristo è un messaggio universale perché Gesù era mediorientale, vale a dire essere al centro del Mondo: essere nato al centro della Storia umana, che è vicenda quotidiana.

Quest'uomo, nato 2022 anni prima di noi, misero, comune, presentato innanzi agli ultimi, che ci riconosce tutti così bene, come se fossimo suoi fratelli, ora!, che è un tempo eterno ché si concreta prima e dopo di lui.

È Il Miracolo la venuta di Cristo da uomo tra gli uomini; indubitabilmente è Il Miracolo: le sue carni violate, vilipese, più volte straziate, sono le nostre carni di oggi, di sempre. Non simbolo ma esempio perché uomo esemplare: l’uomo esemplare è colui che compie azioni per Il Bene, perché trionfi Il Bene, a costo della propria vita.

Il suo dolore, è il nostro quotidiano dolore, che è Il Dolore dell'uomo, ovunque si affacci al giorno o, più spesso, alle tenebre del Mondo.

Ma più di tutto credo ci debbano colpire le sue debolezze: Cristo che con tutto il suo Corpo non schivò un solo colpo eppure fu e si sentì più volte abbandonato, persino dagli uomini che più gli erano stati vicini, che lo avevano visto fare miracoli, resuscitare i morti per ben tre volte – la figlia di Giairo, M. 5, 21-43; il figlio della vedova di Nain, L. 7, 11-17; la resurrezione di Lazzaro, G. 11, 1-44 –; Gesù che inchiodato alla Croce chiese: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?” Quanti di noi non si sono mai sentiti abbandonati nella vita, persino dubitando dell’esistenza di Dio? Gesù bestemmiò inchiodato alla Croce. E non c’è cosa più umana della bestemmia perché insuperabile prova di fragilità.

La venuta di Cristo sulla Terra significa che Dio per amore dell’uomo si è umiliato nella carne, si è fatto carne per patire con noi questi dolori, per dirci che Lui li conosce personalmente: è questo che il Corpo di Cristo ci ripete inesauribile; è solo questa piena conoscenza che ci può liberare della carne afflitta. In quel Corpo Dio si è sacrificato all’uomo! Nelle concrete parole del Vangelo viviamo l’esperienza di un Dio che si è Lui sacrificato per il bene dell’uomo, facendo suoi abbandoni e dolori.

La venuta di Cristo interroga ogni uomo perché è una esperienza che ha segnato la storia dell’umanità da Oriente a Occidente, di là dalla propria fede religiosa – ché sempre al Supremo si tende –, perché è dell’uomo che ci racconta il Vangelo, che è un racconto eterno, universale: è parola chiara il Vangelo di Cristo, ché  sa dire di noi, di ora!

L’esperienza di Gesù è quella di ogni uomo che ci cammina accanto, ora! È quell’uomo di sempre e per sempre raccontato dentro la parabola, che è la forma più alta di poesia, perché Gesù era un poeta, il più grande; ma era anche un migrante, che da quando ha cominciato a camminare con le sue di gambe, non ha mai smesso di ricercare il suo simile, e più spesso era scacciato che accolto.

Diverse ma simili alla sua sono le croci di oggi.

Identico è l’uomo.


Ecco, ho speso parole, che ho qui scritto, ma non si può che rimanere muti davanti a quella Croce, mai deposta, Esemplare, che rappresenta il Supremo Dolore, ma mai La Morte.

 

MASSIMO RIDOLFI

 

ASCOLTA QUI UNA LETTURA TRATTA DAL VANGELO DI CRISTO DALLA VOCE DI MASSIMO RIDOLFI: https://youtube.com/watch?v=vTl5W-H9yw4&si=EnSIkaIECMiOmarE .