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Mosex
I figli sono abbandonati dai tempi di Mosè, che sua madre Iochèbed lasciò appena nato dentro una cesta sulle rive del Nilo affinché sfuggisse all'editto del Faraone che comandava la soppressione alla nascita di tutti i figli maschi delle famiglie ebree per così controllarne le nascite: Iochèbed abbandonò suo figlio per salvarlo da una morte certa, affidandolo al volere di Dio.

Nessuno minacciava la vita di Enea sulle rive del Lambro, se non l'uomo abbrutito da una civiltà ipertecnologica che è riuscita a liofilizzare pure i concetti di paternità e maternità, tanto che c'è chi ha detto e tradotto questo abbandono come un dono della madre al figlio, nonché atto di consapevolezza e di amore nel farsi da parte, anzi abbandono come il più alto gesto d'amore che si possa concepire: ma perché allora non conferire una onorificenzapresidenziale a chi abbandona i propri figli, considerato tanto evidente amore per il prossimo che più prossimo di così non si può?

No, non c'è nessun dono o amore da inventarsi dietro un tale gesto, innaturale, violento, che segnerà la vita di chi lo ha abbandonato come pure quella di Enea: dietro a questo gesto c'è il più atroce degli orrori, partorito da altri orrori, da feroci bisogni, tutti molto più grandi di qualunque figlio nato sulla Terra, tutto ingigantito dal Regime Capitalista che dà un prezzo ad ogni cosa.

Non c'è nulla da idealizzare sul fatto di un figlio abbandonato; e non ci è possibile l’utilizzo di alcun edulcorante per renderlo più accettabile questo fatto.

C'è solo orrore dietro il gesto dell'abbandono di un figlio ed è esercizio assai inutile quello praticato dall'isteria buonista che impera in questo Paese, che pretende di rimodellare all'occasione il concetto di morale, distorcendolo ogni giorno un poco a proprio piacimento, a propria giustificazione – certo, si sarebbe stati assai meno comprensivi se questa madre, invece del proprio figlio, avesse abbandonato il proprio cane legato a un paletto a lato della strada.

No!, non è affatto un dono e tanto meno amore abbandonare un figlio, qualsiasi sorte abbia, chiunque l'abbia generato, che è inutile richiamare indietro, che si deve lasciare in pace perché non avrà alcuna pace.

Quando invece tale gesto è la materializzazione dell'orrore che abita l'uomo, e lo interroga: c'è solo da rimanerne inorriditi.

Oggi, tremiladuecentoventitre anni dopo l'abbandono sul Nilo di Mosè, non ci sono faraoni crudeli dai quali fuggire, ma è il cuore di un uomo sempre più incrudelito che minaccia i nostri figlichéqui si vuole normalizzare e civilizzare anche chi abbandona i propri bambinibuonamente.

MASSIMO RIDOLFI