E attraversò la strada col suo passo timido
Salì la costruzione come fosse macchina
Lì sull'impalcatura quattro muri solidi
CHICO BUARQUE, SERGIO BARDOTTI (1939-2007)
Cade da dieci metri, e muore.
Dio punì la presunzione dell'uomo sulla Torre di Babele, quell'uomo che voleva arrivare a vedere il Paradiso: lì sopra li confuse in molte lingue affinché non si intendessero più e così non potessero più portare a termine la loro presuntuosa costruzione. Il racconto biblico è una Lezione a proposito dei limiti dell'uomo, per la consapevolezza di questi limiti.
Lezione mai appresa. Né in Mesopotamia né altrove.
I nostri palazzi e financo le nostre chiese sono cinte da strette impalcature, delle innumerevoli torri di Babele dove le lingue più parlate sono l'arabo e quelle niger-kordofaniane, vale a dire gli idiomi dell'Africa subsahariana, o Africa nera; invece la religione principale osservata sopra queste moderne torri di Babele è l'Islam: si prega con il Corano intorno ai nostri palazzi e alle nostre chiese.
Su queste moderne torri di Babele vivono e muoiono otto ore al giorno, più lo straordinario al sabato per rispettare lo stretto calendario di Superbonus 110% e terremoti, in gran maggioranza extracomunitari: gli italiani sono davvero rari tra le maestranze perché da tempo l'italiano ha lasciato il lavoro pesante, soprattutto quello nei cantieri edili, dove prima eravamo noi a vivere e morire otto ore al giorno, più lo straordinario, senza certezza della paga, più spesso in nero che assunti, anche se parlavamo una sola lingua e pregavamo tutti da cattolici.
Fino a pochi anni fa molti dei nostri politici ridevano quando qualche economista illuminato faceva notare loro che bisognava praticare una politica dell'accoglienza, come già si faceva in molti paesi europei, perché i migranti rappresentavano la nuova forza lavoro per continuare a garantire quei mestieri indispensabili al Paese che però gli italiani non erano più disposti a fare; extracomunitari che, in più, avrebbero assicurato con il loro lavoro il nostro stato sociale, vale a dire sanità, pensioni e tutta la previdenza sociale: ma questi politici ridevano solo a sentirla dire questa cosa illuminata.
Poi succede che la realtà è sempre più forte di ogni ideologia, che con la sua crudezza ci ha sbattuto in faccia queste migliaia di cantieri cresciuti improvvisamente come torri di Babele nelle nostre città, segnate di gru come croci gialle sul Golgota capitalista, cantieri dove i migranti stanno sigillando le nostre case per i prossimi tremila bollenti inverni.
Dramè stava lavorando intorno a una vecchia chiesa, sospeso a dieci metri da una stretta stradina, poco prima della svolta che porta alla piazza, appena dentro il centro storico della città, quando qualcosa, come la fretta e la fame e le necessità del Capitale, è successo, in questo mondo senza limiti, se non quello di un duro fondo stradale.
È successo che un senegalese di ventiquattro anni cade da dieci metri, e muore, di fretta e di fame causa le necessità del Capitale.
MASSIMO RIDOLFI