L'action painting nasce a New York e si sviluppa tra gli anni '40 e '60, ma il termine fu coniato nel 1952 dal critico d'arte newyorkese Harold Rosenberg nel suo saggio del 1952 dal titolo The American Action Painters. Gli artisti più significativi nello sviluppo di questa tecnica pittorica furono Willem de Kooning e, ovviamente e più propriamente a mio avviso, Jackson Pollock – più propriamente perché nell'espressionismo astratto di de Kooning la figura è ancora evidente mentre in Pollock è completamente esplosa nel gesto pittorico del dripping, che l'artista di Cody, Wyoming inizia a sperimentare nel 1947.
Ma invero l'action painting, ancor prima che Rosenberg ne definisse criticamente le caratteristiche tecnico-pittoriche, ebbe la sua matrice sorgiva non negli Stati Uniti ma a Montemurro provincia di Potenza, dove Leonardo Sinisgalli sperimentava le sue carte assorbenti già nel 1942, anno in cui il grande poeta ingegnere lucano, artista eclettico e unico nel panorama mondiale, che per originalità e interessi può trovare un esempio precedente solo in Leonardo da Vinci, inizia a sgocciolare colori su lacerti cartacei di piccolo formato, 42 esemplari che raccoglie dal 1942 al 1976, collezionandoli in una cartella che ogni tanto riprendeva per osservare i mutamenti entropici del colore sulla carta nel corso del tempo (Link Leonardo Sinisgalli, Elogio dell’entropia – carte assorbenti 1942-1976: https://youtu.be/gJw5L3JFZkY).
E arriviamo allora al Disformismo Controllato di Emiliano Albani (1966), Pio Serafini (1951) e Stefano Tamburrini, e a sabato 22 aprile 2023, ad Ascoli Piceno, quando alle 18:00 entriamo nel Chiostro Maggiore di San Francesco, dove vediamo poggiata su due cavalletti una grossa tela monocromo nero e intorno secchi di vernice e pennelli e spatole e ogni altro attrezzo utile alla pittura, mani comprese. E poi, con la musica (duetto jazz sax-violino e tastiere), arrivano i tre artisti che sembrerebbero improvvisare sulla tela un dipinto a sei mani, in quella che potremmo definire una jam session pittorica. Ma in verità gli artisti sono coordinati da un concetto di base, che nel caso di specie è riconducibile al chiostro, allo spazio architettonico che li ospita ponendosi in questo modo in dialogo storico con l'arte che li ha preceduti e sicuramente formati; ambiente richiamato e svelato con pochi segni a citarne gli archi, interventi preparatori posti sul monocromo nero con del nastro di carta adesivo per mascherature.
Gli artisti intervengono contemporaneamente sulla tela in una prova dal vivo di quasi un'ora che si fa teatrale, spettacolare, dove, in piena armonia, agiscono senza sovverchiamenti e dando inizio a un'opera che vedrà termine il 3 maggio, giorno finale della mostra. E sorprende l'umiltà, la generosità e la fiducia di questi tre artisti che non può non ricordare la grande arte sacra italiana rinascimentale, quando botteghe di decine di artisti, insieme, d'insieme, si dedicavano alla decorazione delle cattedrali italiane.
Ma la meraviglia, lo straordinario avviene entrando nella Sala Cola dell'Amatrice, dove i lavori finiti dei tre artisti sono raccolti in mostra, quadri che trattengono in loro primitivismo e modernismo, creatività e mestiere; avviene la meraviglia e lo straordinario perché una volta di fronte a questi dipinti, per loro complessità armonica, si faticherebbe a crederli opere a sei mani, cioè non di un solo artista ma di tre pittori agenti e reagenti contemporanei sulla stessa tela, se tale ricerca non fosse documentata e appena testimoniata dalla performance alla quale si è assistito prima di accedere alla sala espositiva – tale azione è forse registrabile solo nel graffitismo, quindi nella pittura murale urbana, però quella più decorativa e pacificata, imborghesita, civilizzata fino all'accettazione, fino a giungere al senso comune.
Il Disformismo Controllato concettualizzato e praticato da Albani, Serafini e Tamburrini trova motivo di un nuovo espressionismo astratto, che dal segno torna alla figura, e dalla figura ritorna al segno in un processo senza soluzione di continuità che insiste anche a opera finita, perché tra i confini dell'esposizione, della cornice volendo, continua a lavorare negli occhi attenti dell'osservatore; un espressionismo astratto quello dei tre artisti marchigiani che sicuramente trova un più vicino precedente in Willem de Kooning, ma qui la figura, il paesaggio espressivo che emerge e resta nei segni, è più evidente; e di meraviglioso e straordinario c'è – ed è giusto ripeterlo – l'azione simultanea che porta a compimento questa incredibile e imperdibile ricerca.
Spero che questa mostra approdi presto anche a Teramo perché, come scrive lo scrittore teramano Pietro Albino Di Pasquale nella nota che accompagna l'evento: "L'arte di Albani, Serafini, Tamburrini andrebbe studiata e applicata nelle scuole primarie e secondarie per insegnare il mistero del comprendersi.
"
MASSIMO RIDOLFI
DISFORMISMO CONTROLLATO
pittura di insieme
di
Emiliano Albani
Pio Serafini
Stefano Tamburrini
Organizzazione:
Associazione Culturale 50&PIÙ di Ascoli Piceno con il patrocinio della Città di Ascoli Piceno.
Sala Cola dell'Amatrice, Ascoli Piceno/Fermo.
La mostra sarà visitabile fino al 3 maggio 2023
nei seguenti orari:
10.30/13.00 – 16.00/19.30
tutti i giorni escluso il lunedì.