Si è concluso sul tardi l’incontro a Castelli, il convegno sulle aree protette, al quale hanno partecipato le istituzioni locali e tutti i relatori: il Presidente nazionale dell’associazione della cultura rurale e eurodeputato on Sergio Berlato, il prof. Michele Corti, la Prof. Lina Calandra, Pasquale Iannetti e il presidente della Provincia di Teramo, tutte persone con una conoscenza di quello che i Parchi dovrebbero fare, ma che in realtà ignorano. Quello che più ha avuto risonanza è stato il video mostrato in sala di un orso che beve alla ciotola del gatto (GUARDALO QUI) e quelo dello stesso orso che si muove nel giardino di una casa (GUARDALO QUI) e lo scrivente ha subito colto questo particolare, in quanto sembra che questo animale sia stato tenuto in cattività prima di portarlo a San Gabriele!
Un altro particolare è quella della presenza dell’orso l’anno scorso nella rocca di Calascio, dal video si vedeva chiaramente che l’orso non si trovava nel suo habitat naturale e che qualche giorno prima era stato scaricato nelle vicinanze.
Tutto questo in funzione di una deroga fatta dall’ex premier Conte in piena pandemia, la quale permette di introdurre animali non autoctoni ed infatti sul nostro territorio si iniziano a vedere animali mai visti prima come il castoro, la lontra, i bisonti europei, gli sciacalli dorati… manca solo che ci svegliamo con qualche pitone dentro al letto.
Tutto questo teatrino è tutto finalizzato al Dio danaro, finanziamenti a pioggia che arrivano dall’Europa, soldi prelevati dallo stesso calderone degli aiuti in agricoltura, al quale oggi è diventato molto difficile accedere per le nuove normative introdotte sulla nuova PAC, forse tutto voluto per agevolare i progetti LIFE. Comunque l’intervento del responsabile regionale della cultura rurale ha fatto emergere elementi assai inquietanti, come la biodiversità a senso unico tanto decantata dal WWF in questi giorni sui social.
Se vogliamo parlare di biodiversità, allora devono scomparire le catene di distribuzione, gli ambientalisti da salotto se vogliono la verdura se la devono coltivare, contribuendo alla manutenzione del suolo, non dovrebbero usare il telefono, l’automobile che oltre ad inquinare pratica la caccia tutto l’anno sulle strade, anche quando l’attività venatoria è chiusa, insomma tutto dovrebbe tornare come ai tempi antichi, quando l’Uomo faceva parte della catena alimentare e non dettava legge dalle metropoli e molti di questi animalisti da salotto sarebbero stati… un alimento prelibato per i grandi carnivori. Poi arrivano gli animalisti da salotto, come la ormai arcinota l’on. Michela Vittoria Brambilla, che predica e razzola male, fa campagna contro gli agnelli a Pasqua mentre pare che sia socia di una grande pescheria di Milano… e poi al suo cane gli darà le crocchette o i bocconi a base di carni provenienti dagli scarti di lavorazione degli allevamenti intensivi, e dai mattatoi?
Un animalismo a comando, contro l’agricoltura e zootecnia italiana, che tutela i cinghiali, i lupi i caprioli, i cervi gli agnelli, ma gli altri animali possono morire come le pecore e altri animali da reddito, come ad esempio la mattanza delle bufale in Campania, per una malattia e dove non si è vista l’ombra di un animalisti, ma poi per la sfattoria degli ultimi tutti schierati a salvare i maiali dei loro “amici animalati” .
Il responsabile regionale associazione per la cultura rurale
Dino Rossi