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arlecchinoDopo tre anni, riapre l’Arlecchino. Lo storico stabilimento balneare giuliese, infatti, è stato dissequestrato con la sentenza che, per ora, chiude il processo che ha visto la titolare condannata a due mesi per abusi edilizi.  La Guardia Costiera di Gulianova, aveva messo i sigilli all’Arlecchino nel settembre del 2019. Un provvedimento preso  di concerto con la Procura della Repubblica. Le contestazioni andavano  dalla realizzazione di innovazioni edilizie in assenza di titoli autorizzativi, al cambio di destinazione d’uso di locali interni, tra cui alcuni ambienti destinati sulla carta a pronto soccorso e impiegati, invece, come dispensa e preparazione alimenti; aumento della superficie esterna pavimentata e la realizzazione di piattaforme esterne; il cambio d’uso di un’area coperta e chiusa su tutti i lati,

adibita ad area ristorante; chiusura di zone riportate come corti di servizio esterne e rese invece magazzini e bar. Il tutto, in un’area che, insistendo nella zona costiera di 300 metri dalla battigia, è ulteriormente tutelata in quanto soggetta a vincolo paesaggistico.

Inoltre, e ben più rilevante, all’atto dell’ispezione demaniale, il personale operante della Guardia Costiera e Agenzia del Demanio avevano accertato, di fatto, l’utilizzo dell’intera area originariamente assentita in concessione, in assenza di un titolo concessorio in regolare corso di validità, poiché scaduto e mai rinnovato e prorogato a causa di rilievi attinenti il pagamento dei canoni demaniali marittimi dovuti.

La particolare circostanza ha portato gli inquirenti a rilevare, a carico del concessionario, l’ipotesi di reato di occupazione e innovazioni abusive su pubblico demanio marittimo, di cui agli artt. 54 e 1161 del Codice della Navigazione, relativamente all’intero ambito demaniale occupato, corrispondente complessivamente a circa 5.700 mq di area di pubblico demanio marittimo interessata.

Reati per i quali l’autorità giudiziaria aveva disposto il sequestro preventivo dell’intero complesso balneare, reso necessario al fine di evitare la reiterazione degli stessi e l’aggravamento delle relative conseguenze. Alli stato attuale, tutte le opere ritenute abusive sono state demolite.